La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – il vicequestore Rocco Schiavone (Antonio Manzini)
Quattordicesima puntata
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“ROCCO SCHIAVONE: ANTIEROE O EROE ALTERNATIVO”
Diciamo la verità, Rocco Schiavone non è esattamente il classico rappresentante delle forze dell’ordine e non è forse la prima persona a cui riporre la nostra fiducia, almeno in apparenza. Il nostro vicequestore romano, trasferito ad Aosta come punizione per aver pestato i piedi alle persone sbagliate, è un soggetto pieno di ombre: il vizio delle canne al mattino, l’abitudine a infilarsi in affari poco puliti (anche se ai danni della criminalità) a fianco degli amici di sempre Furio, Brizio e Sebastiano (persona con la fedina penale non esattamente pulita), scontroso e spigoloso nel carattere, costretto a convivere con fantasmi e scheletri nell’armadio, a tratti irritante e dai modi spesso brutali, eppure capace nel momento più inatteso di slanci di generosità quasi commoventi.
Ha una personale classifica delle “Rotture di coglioni”, in una scala che arriva al 10 (“Il caso sul groppone”) ed elargisce periodiche perle di “Romanità” a chi gli sta vicino: celeberrima in questo senso la sua lezione sulla differenza tra “sticazzi” e “mecojoni”.
La sua “squadra” è composta da elementi messi insieme alla meno peggio, dove spicca in negativo la coppia Deruta/D’Intino (ribattezzati dal nostro i “Fratelli De Rege per la comicità e l’insensatezza di molte loro azioni) e dove gli elementi migliori, Italo Perron e Caterina Rispoli (per citarne alcuni), nascondono più di quanto mostrano.
Se tutto questo non fosse sufficiente, anche nella risoluzione dei casi Rocco mostra tutta la sua peculiarità, trascurando i doveri istituzionali, aggirando le procedure e ricorrendo spesso e volentieri a metodi non convenzionali e aggiustando talvolta le cose secondo un proprio metro di giustizia.
A rendere piacevole la lettura delle sue avventure non è solo la prosa di Manzini, né le caratteristiche o gli sbalzi comportamentali del protagonista (quelli alla lunga diventano quasi rituali e ripetitivi), ma i tanti elementi e personaggi che ruotano attorno a lui: ciascuno ha infatti luci ed ombre e queste emergono a tratti nei vari romanzi, tratteggiato figure umane concrete, ciascuna costretta a fare i conti con i propri demoni e ognuna con i propri momenti di gloria e di caduta. Leggere i romanzi e i racconti di Rocco Schiavone vuol dire fare un viaggio in una dimensione umana fatta di malinconia, cupezza e rari momenti di felicità, storie amare eppure avvincenti e coinvolgenti, e una galleria di figure che diventano quasi di famiglia e a cui si finisce, inevitabilmente, per affezionarsi.
Di Enrico Spinelli
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