La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – Kurt Wallander
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Il commissario-capo Kurt Wallander (Henning Mankell)
Quando nel 1991 diede vita al commissario Wallander, Henning Mankell, grande scrittore e drammaturgo, voleva utilizzare il ‘giallo’ come strumento di divulgazione per sollevare il tema delle crescenti idee reazionarie e razziste che stavano invadendo la Svezia. Intendeva mettere in discussione l’illusorio ottimismo col quale si guardava ai paesi scandinavi: solo qualche anno prima, nel 1986, era stato ucciso in un attentato Olof Palme, primo ministro svedese icona terzomondista della socialdemocrazia.
L’equilibrato Jules Maigret non critica l’ordine sociale esistente, Kurt Wallander, che ha la medesima provenienza piccolo borghese, è turbato dall’inquietudine. Il suo personaggio segna la crisi di questo ceto. Si interroga su quale sia lo spazio che è giusto occupare.
Avrebbe voluto entrare nel mondo della musica lirica, ma è diventato poliziotto. Da giovane ha perso la madre, ha un rapporto conflittuale col padre e sporadici contatti con una sorella lontana. Ha fatto la gavetta a Malmö. Si trasferisce a Ystad, nella piatta regione della Scania, dove andrà in crisi il suo matrimonio. Ha una figlia che vive da sola ed ha attraversato momenti difficili sino ad un tentativo di suicidio. Più tardi entrerà essa stessa nella polizia.
Wallander ucciderà per legittima difesa e questo lo farà precipitare nel vortice dell’alcol. Una lunga depressione dalla quale uscirà solo col ritorno al lavoro, dopo essere stato alle soglie dell’abbandono. È stimato dai suoi colleghi che ne riconoscono le capacità, ma ciò non basta a dargli un’esistenza appagante. La sua solitudine e l’ansia delle indagini che non conoscono regole lo portano verso una disordinata vita privata.
È un piacere leggere i libri di Mankell ed è facile per il lettore mettersi nei panni di Kurt Wallander, con le contraddizioni alle quali tenta di resistere anche quando sembrano sovrastarlo col loro fardello. Una persona segnato dalle vicende umane riesce ad essere un poliziotto in grado di sconfiggere il male, sempre più minaccioso, sempre più interconnesso. Perciò riscuote la nostra solidarietà. Egli simbolizza la fatica e il desiderio di guardare avanti, nonostante tutto, per affrontare le inchieste della vita.
Di Giovanni Rossi
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