
LA LETTRICE RIBELLE Ishi Robinson (Garzanti – giugno 2024)

Un romanzo con una storia avvincente e molto toccante.
Se poi il lettore ha una storia personale che lo vede natio in un quartiere periferico, e perché no?, povero, il rischio di sentirsi ( seppure in parte) coinvolto c’è tutto.
Il rischio di conoscere l’aria respirata da Pumkin (la piccola protagonista della storia) è molto reale.
Si finisce per inseguire ricordi e conoscenze personali che molti lettori hanno per il semplice fatto di essere stati un pó tutti “Lettori ribelli”…anche se, a dire il vero, almeno in questo caso non si tratta di una ribellione sociale, ma di una volontà di smarcarsi e passare alle categorie superiori.
Si tratta della ricerca di una via di uscita dal sottosuolo, dai mille cunicoli, nel quale si è avuto la ventura di nascere. E vi sono quelli, come in questa storia, decidono ( e desiderano) farlo negando le proprie radici strappandole dal terreno in cui sono affondate cercando di innestarle altrove. Cioè nella terra dei benestanti snob e ciechi della realtà delle cose.
E quindi vi è il sogno di una ragazzina giamaicana, e della propria zia di fuggire via e andare a vivere a Parigi ( o comunque in Francia) dove tutto è elegante e musicale come le lingua parlata.
O almeno questo è ciò che si crede.
Non manca l’estremo vivere delle fasce più povere dove all’interno delle famiglie, per rispetto della regola della cieca rassegnazione, si consumano le peggiori efferatezze.
Dopo molta commozione molte lacrime il romanzo si conclude, quasi a voltar pagina, quasi a negare un finale scontato, con una nota di sano realismo quando la protagonista del romanzo (com’era prevedibile a noi occidentali) si rende conto che anche la Francia fa parte di questo mondo e che anche in Francia ci sono gli esclusi e i perdenti.
E che fra i perdenti c’è anche lei e la zia.
Nel romanzo c’è anche una passione, centrale in tutta la storia, per la pasticceria tanto da farne una nota per l’editor…soprattutto per la scelta del titolo.
Si legge con molta passione e trasporto.
Recensione di Alfredo Maglitto
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