LA MIA BOTTIGLIA PER L’OCEANO, di Michel Bussi (E/O – novembre 2022)
Michel Bussi non delude, neanche stavolta, grazie all’abile sapienza dell’intreccio contenuto nel suo più recente thriller. Che racconta le vicende, le inquietudini di un gruppo di cinque signore, selezionate fra altre migliaia per affrontare un corso di scrittura tenuto da un famoso romanziere francese e per concorrere alla stesura del miglior testo, alla creazione di un libro giallo destinato alla stampa e, si spera, ci si augura, al successo editoriale. Ospiti a tal fine per una settimana in un resort nelle isole Marchesi, a Hiva Oa, la mitica terra favolosa sperduta nel Pacifico dove trovarono leggendario rifugio, e sepoltura, Paul Gauguin e Jaques Brel.
Corrisponde proprio al vero che le cinque partecipanti siano state scelte solo per i loro meriti? Un libro, l’opera prima di chi sogna di farsi scrittrice, può diventare, malgrado le migliori intenzioni, la causa di una dannazione, essere foriero di cattivi pensieri, suscitare gelosie e comportamenti sleali, far ripudiare la concorrenza, indurre al rancore, cercare vendette, istigare ad uccidere e, in tal modo, dare vita alla trama labirintica di un noir: proprio come nel nostro caso!
Secondo le migliori tradizioni, il lettore troverà solo verso la fine la spiegazione di una trama segnata da una ininterrotta corrente emotiva cui abbandonarsi senza la possibilità di precedere, nella soluzione, lo scaltro, esperto e ingegnoso autore: ciò che sembra non è, ciò che è non appare chiaro. Così si confonde la mente della sedicenne Maïma, la giovanissima che si trova ad investigare con l’agente Yann sulla sequela dei delitti e nella quale presto ci identifichiamo scorrendo le pagine con i suoi occhi.
Però a volte quell’autore ci sembra un po’ troppo enigmatico, come se volesse sfidare il suo pubblico, nascondergli le cose e rintanarsi in un oscuro e sofisticato mistero; producendo un fugace sentimento frustrante: quello di chi non avrebbe mai potuto dipanare la matassa ben intrecciata, forse ermetica, racchiusa nel libro.
Eppure c’era la possibilità di capire, avevi i segnali per vincere la sfida, potevano dirti qualcosa i riferimenti ad altri illustri autori del passato, dovevi saper leggere i compiti assegnati dal romanziere alle cinque protagoniste, disponevi degli indizi per esercitare meglio la tua intelligenza: se no, che lettore di polizieschi sei?
Alla fine, però, il susseguirsi dei colpi di scena si impone e proprio quelle vicende indecifrabili, apparentemente contraddittorie, si ricompongono e conquistano il nostro interesse. Michel Bussi, l’editore ce lo ricorda ad ogni pubblicazione, è “l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe”: anche stavolta centra l’obiettivo di tenere avvinta la sua affezionata platea, di indurla a non staccare l’attenzione prima di arrivare alle pagine conclusive.
Forse, viene da pensare giunti esausti all’epilogo finale, tutto l’intrico è apparso un po’ impegnativo per noi. Comunque, va bene così, ma se questi sono gli atolli felici sperduti nell’Oceano, se proprio tanto introversi sono i loro abitanti, se bisogna pure proteggersi dalle zanzare e dal fango dei diluvi, se è vero che questa che traspare dal libro di Bussi è la monotona vita che ci aspetta laggiù dopo un viaggio lungo e dispendioso, allora non so se mi è davvero venuta la voglia di andare in quel vagheggiato Eden delle isole Marchesi, alle Fiji o alle Tuamotu: magari quest’estate vedo di fare un salto in Sicilia, il paradiso può attendere!
Recensione di Giovanni Rossi
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