LA MISURA DEL TEMPO, di Gianrico Carofiglio
A mio parere, Carofiglio quando, metaforicamente parlando, “veste i panni ” dell’avvocato Guerrieri, dà il meglio di sé in termini di sensibilità, ironia, spunti di riflessione.
In questo racconto ho ritrovato un avvocato Guerrieri più maturo ed anche più nostalgico che si trova, inaspettatamente, a rispolverare un passato accantonato ma mai, risolto. Questo passato ha il volto di Lorenza, una donna da lui, forse, amata molti anni prima, una donna con la quale aveva percorso un breve tratto di strada in gioventù e la cui strada torna ad incrociare, quasi trent’anni dopo, quando il figlio di lei, viene accusato di omicidio.
Ecco allora che il passato comincia a scorrere in parallelo al presente, davanti agli occhi di Guerrieri, attraverso una serie di flash back che sono, soprattutto, un’analisi interiore, l’elaborazione di un lutto, probabilmente mai elaborato.
Accanto alla vicenda personale, c’è l’Avvocato, con i suoi cavilli giuridici, con i suoi artifizi forensi, con la sua sete di verità e di giustizia.
La prosa è limpida e scorrevole, come è nello stile di Carofiglio, anche se le parti più strettamente processuali possono apparire un po’ faticose.
L’ambientazione è sempre Bari con le sue luci e le sue ombre, con il mare, i locali e la libreria notturna, inconsueto luogo in cui trascorrere le notti insonni.
E proprio quando il finale sembra scritto…Ecco che, all’improvviso accade, qualche cosa che rimette tutto in gioco.
Recensione di Paola Megalotti
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