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La narrativa gialla vista dalla parte di chi indaga – La detective Erika Foster (Robert Bryndza)
Puntata n. 81
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La detective Erika Foster
La detective Erika Foster ha circa quarant’anni, è alta un metro e ottanta, ha i capelli biondi tagliati corti ed è vedova. Il marito Mark, che era suo collega, è stato ucciso insieme ad altri agenti in un’operazione guidata dalla moglie stessa, che non è ancora riuscita a perdonarsi l’accaduto, nonostante il tempo trascorso.
Erika ha mantenuto il cognome del marito perché il suo era troppo complesso; è di origine slovacca e, sebbene viva in Gran Bretagna da venticinque anni, si avverte ancora un lievissimo accento della sua lingua madre.
Non si può definirla simpatica. I suoi superiori non la tollerano, anche se devono riconoscere che nel suo lavoro è geniale. Non è mai riuscita a salire di grado a causa del pessimo carattere e della tendenza all’insubordinazione.
In effetti, anche leggendo i romanzi, la protagonista risulta spesso irritante. Non accetta ordini, fa sempre di testa sua, risponde malamente anche alla gentilezza.
Pur riuscendo a risolvere brillantemente casi che i suoi colleghi giudicano impossibili, non suscita nemmeno un palpito di empatia.
Non ha superato il trauma della morte del marito e, nel prosieguo dei romanzi, si scopre addolorata per non avere mai avuto un figlio, anche se si rende conto che l’orologio biologico ticchetta senza pietà e che il suo desiderio di maternità è destinato a non essere soddisfatto.
Sia pure con grandi difficoltà psicologiche e sensi di colpa, allaccia una relazione con un collega, ma la storia non è destinata a durare ed Erika rimarrà sola come sempre nel suo impersonale appartamento in affitto, annegando ogni tanto la malinconia in qualche bicchiere di liquore. Mangia poco o niente (spesso dimentica di nutrirsi) e, quando lo fa, sono sempre cibi surgelati o d’asporto. Non si rende nemmeno conto della sua disappetenza sino a quando non indossa un abito che non mette da anni e si scopre magrissima.
Oltre al pessimo carattere e all’intelletto acuto, la solitudine è uno dei tratti salienti della detective. Erika non ha amici, quando finisce di lavorare si chiude a casa ed evita ogni contatto umano.
I colleghi non la invitano quasi mai a bere con loro e lei ne è felice perché proprio non li sopporta.
La sorella viene a rifugiarsi da lei insieme ai tre figli, ma la convivenza si rivela impossibile, Erika non tollera l’invasione del suo spazio e la caotica presenza di sorella e nipoti.
Quando il suo capo, impietosito, la invita a trascorrere un natale con lui e la sua famiglia, Erika preferisce gettarsi a capofitto in un caso che nemmeno le compete piuttosto che andare a pranzo con loro. Non li avverte neppure. Non va e basta.
Oltre all’arroganza anche la maleducazione non concorre a renderla simpatica.
E’ sicuramente brillante nel suo lavoro e , per chi ama i thriller, questo non è di poco conto. Se Erika Foster si occupa di un caso, il caso sarà risolto. Seguire il lavoro della sua mente, le connessioni che riesce a fare, le intuizioni che la portano a miglia di distanza dai suoi colleghi è sicuramente affascinante. Manca il lato umano.
Sei libri, ma dovrebbero aggiungersene altri:
- La donna di ghiaccio
- La vittima perfetta
- La ragazza nell’acqua
- Ultimo respiro
- Sangue freddo
- Indizi mortali
Di Mirna Juras
LA DONNA DI GHIACCIO – LA VITTIMA PERFETTA – LA RAGAZZA NELL’ACQUA Robert Bryndza
LA DONNA DI GHIACCIO – LA VITTIMA PERFETTA – LA RAGAZZA NELL’ACQUA Robert Bryndza
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