LA PAZIENTE SILENZIOSA, di Alex Michaelides
Sinossi
Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un’artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri più esclusivi di Londra. Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione.
Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.
Commento
“… cercare di catturare fiocchi di neve che si sciolgono è un po’ come cercare di catturare la felicità: un gesto di possesso che svanisce in un istante…”
Beh, voglio iniziare partendo dalla fine. Solo una volta arrivati alle ultimissime righe potrete comprendere pienamente questo passaggio, che francamente mi ha perseguitata durante l’intera storia. Fra le numerosissime citazioni storiche, mediche ecc. questa è quella che mi ha colpita di più e mi ha fatto riflettere su cosa sia veramente la felicità.
Mentre leggevo ho provato una sensazione stranissima perché non riuscivo a smettere, ma il motivo principale non è stata la voglia di concludere per conoscerne il finale. A legarmi al libro in modo quasi morboso è stata l’empatia con il dottor Theo Faber, l’ambiguità dell’ambiente psichiatrico così invischiante, lo stile seducente nella scrittura utilizzato dall’autore così immediato e affascinante.
C’è ancora una cosa però che mi ha attratta in modo ipnotico e forte, in modo quasi violento e cioè il legame crescente che ho iniziato ad avvertire con Alicia a mano a mano che la sua “voce” ha iniziato a giungere a me attraverso le pagine del suo diario. Il suo dolore, le sue paure, i suoi dubbi, le sue angosce e la SUA RABBIA, che piano piano si è impadronita di me attraverso le parole messe nero su bianco nelle pagine, fra i suoi appunti.
Il rapporto che si crea fra Theo, giovane psicologo idealista, e la silenziosa Alicia appare come un salto nel buio, non vi è alcuna certezza che da queste sedute potrebbe emergere qualcosa e, non vi sarà alcuna garanzia sulla fondatezza di ciò che eventualmente si potrebbe scoprire. Questo rapporto diventerà un gioco affascinate e spietato in clinica e, anche pericoloso all’esterno dato che il dottore inizierà una sua personale indagine su ciò che avvenne la notte in cui la sua paziente uccise in modo così spietato suo marito.
Ad un certo punto della lettura tirarmi indietro è stato praticamente impossibile, perché mi sono ritrovata letteralmente intrappolata dentro la storia. Ormai sapevo che Alicia aveva bisogno di qualcuno che leggesse le sue parole e fra le sue parole. Quelle parole a lungo represse in fondo alla sua gola, che nelle pagine prenderanno vita e che mi hanno guidata verso la luce, verso la verità. Ma quale era la verità che la paziente silenziosa voleva che io scoprissi?
Il finale è assolutamente imprevedibile e quando ci sono arrivata, mi sono resa conto che forse avrei potuto intuire qualcosa da minuscole tracce qua e là, veramente minimi segnali che passavano naturalmente inosservati, ma molto probabilmente inconsciamente sono stata io a non volerli vedere.
Veramente una gran bel libro.
Buona lettura.
“… aveva iniziato a nevicare. Vedevo i fiocchi di neve cadere all’esterno. Ho aperto la finestra e ho allungato una mano. Ho afferrato un fiocco di neve. L’ho osservato sciogliersi e svanire sul mio polpastrello.
Ho sorriso.
E subito dopo ne ho afferrato un altro.”
Recensione di Loredana Cescutti
Ho trovato il libro scorrevole ed avvincente, da leggere tutto d’un fiato.
Finale a sorpresa con il botto.
Interessanti le citazioni nella suddivisione del libro che mi hanno illuminato sullo sviluppo della trama.