LA QUARTA PARETE, di Sorj Chalandon. (Keller)
Parla ad alta voce di pace, anche se dice tanto di guerra, sofferenza e massacri.
Il cuore della vicenda batte nel 1982.
Georges e Samuel si conoscono alla Sorbona, sono due teste calde, si occupano di teatro, storia e di guerriglia, Samuel si ammala e chiede a Georges di realizzare il suo sogno: rappresentare L’Antigone a Beirut, con attori appartenenti a fazioni in lotta tra loro. Georges, che non è mai uscito da Parigi, promette all’amico di fare il regista per questo dramma di Sofocle modernizzato da Anouilh e rappresentato per la prima volta nella Parigi del 1944.
Il Libano è un crogiuolo di religioni e di nazionalità: musulmani eterodossi, drusi libanesi, siriani, greci e palestinesi, sciiti, cattolici, armeni, falangisti, cristiani, maroniti e caldei, in guerra tra loro. Tali soggetti in guerra tra loro saranno i giovani attori del dramma: Antigone è palestinese sunnita, Emone, il suo fidanzato un druso dello Shuf, Creonte, re di Tebe un maronita di Gemmayze, uno sciita fa il paggio di Creonte e uno il Messaggero, la Nutrice una caldea e Ismene, la sorella di Antigone una cattolica Armena, la regina Euridice è interpretata da una vecchia sciita.
Gli attori riescono a fare un paio di prove in un palazzo distrutto durante le quali interpretano i personaggi in base al loro credo. Essi infatti impostano i dialoghi, i gesti, e i caratteri secondo la loro visione del mondo, riuscendo tuttavia a dialogare e a dimenticare le loro ostilità, trovando così, anche se solo per un attimo, la pace.
Si parla di abbracci, di polvere e di terra, di un intenso amore paterno, del requiem di Duruflè, di un falangista che recita Hugo al mirino della sua carabina, del massacro di Sabra e Shatila, delle bombe al fosforo, e di quello che questa guerra lascia nell’anima di chi l’ha vissuta e di cui non si può liberare nemmeno davanti alla propria amata moglie e all’adorata figlia di tre anni.
E’ un libro drammatico, ma molto bello!
“Mi sono messo in testa la Kipph di Sam. Voleva che il Coro fosse recitato a capo coperto. Lo zucchetto di suo padre doveva mescolarsi alla Kefiah, al turbante, al fez, alla croce e alla mezzaluna.”
“Antigone è insieme il nostro coraggio, la nostra ostinazione e la nostra sconfitta.”
Recensione di Chiara Savorgnan
Titolo presente nei consigli dalle librerie – 4 puntata
Commenta per primo