LA RAGAZZA CHE CANCELLAVA I RICORDI, di Chiara Moscardelli (Einaudi)
Dopo averci divertito con i libri che vedono protagonista Teresa Papavero e le sue avventure-disavventure nel piccolo paese di Strangolagalli, ecco qua che Chiara Moscardelli ci fa conoscere Olga Rosalia Bellomo, una donna di quasi quarant’anni, diffidente e solitaria perché mal sopporta i rapporti interpersonali. Di Olga conosceremo la storia con una madre, affetta da Alzheimer e quindi con problemi di memoria, ed un padre che praticamente non ha conosciuto e che si fa vivo quando lei è già una ragazzina per insegnarle a diffidare ed proteggersi da tutti e che la addestra a difendersi in maniera fredda ed efficace. Dalla morte della madre Olga, seguendo le parole del padre, ha così vissuto sempre isolata: “non farti notare Olga, niente social, niente amici, niente amore, niente che accenda un riflettore su di te, vattene Olga, vai lontana.”
Dopo un periodo trascorso a Londra dove impara l’arte del tatuaggio giapponese, diventando molto abile, torna in Italia e va a vivere a Trarego, un paesino al confine con la Svizzera, dove cerca di passare il più inosservata possibile anche se, seppure inconsapevolmente, attrae intorno a sé una piccola comunità di persone che la supporterà quando una escort, Melinda, che le è diventata amica proprio usufruendo delle sue capacità di tatuatrice, scompare: emergerà così che ci sono state varie scomparse di donne che facevano tutte le escort a Milano. Così Olga si troverà invischiata in una indagine complessa e pericolosa, nel corso della quale incontra un gatto, Remington, che le salverà la vita, ed anche un giovane giornalista, Gabriele Pasca, che la metterà in grande agitazione perché se lo ritroverà sempre tra i piedi e con cui si troverà spesso a battibeccare.
Un romanzo divertente, con una leggera traccia di ironia, ma che ci porta anche a riflettere sulla solitudine e sulle paure che possono albergare nell’animo umano ma anche su quanto possa essere importante trovare qualcuno di cui ci venga voglia di fidarsi
Recensione di Ale Fortebraccio
Commenta per primo