LA RAGAZZA DELL’ADDIO, di Giorgio Scerbanenco
“Si vive aspettando sempre qualche cosa, da bambini si aspetta di diventare adulti, poi si aspetta un uomo, chi lavora aspetta la festa, il malato aspetta di guarire, il commesso viaggiatore aspetta in treno di arrivare, certe mogli aspettano il marito, le madri aspettano il figlio, delle ragazze aspettano il vestito nuovo. Lei non aspettava assolutamente nulla”.
È uno Scerbanenco decisamente inusuale quello del romanzo “La ragazza dell’addio”.
Giornalista, scrittore, saggista italiano, prolifico e versatile cimentatosi in vari generi ma che raggiunse la fama con i noir e il suo famoso personaggio Duca Lamberti, protagonista di tanti suoi gialli.
Con questo libro però lo scrittore abbandona il suo genere preferito per un romanzo sentimentale, altrimenti detto “romanzo rosa”, come di solito vengono definiti testi leggeri e poco impegnativi.
Questa volta è decisamente riducente definire tale questo suo piccolo capolavoro.
Attraverso la trama romantica infatti Scerbanenco ci descrive uno spaccato degli anni in cui è ambientata la trama, gli anni sessanta , in una Milano dinamica che si contrappone ai paesaggi cupi e nebbiosi del pavese.
Interessante l’analisi del boom economico dell’epoca e soprattutto la descrizione della figura femminile, della donna che in quegli anni cerca di affermarsi nel lavoro, accantonando o mettendo in secondo piano quello che da lei la società si aspetta ovvero che diventi moglie e madre come vogliono i costumi del momento.
Milla, la protagonista, è ricca, intelligente di gran cuore con il piccolo difetto di essere però un tipo bruttino e insignificante, gran problema per colei che dalla vita non aspetta altro che accasarsi.
È infatti follemente innamorata, non ricambiata, di Martino onesto e buono, che mai e poi mai accetterebbe un matrimonio di interesse cosa che si verificherebbe se accettasse di sposare Milla.
Convintosi ad un certo punto della convenienza di questo matrimonio per uscire da una situazione economica pesante, si troverà improvvisamente costretto ad una scelta che porterà a risvolti imprevisti sia per lui che per Milla.
Milla infatti sarà disposta a tutto pur di non perdere l’amato, calpesterà la sua dignità e il suo amor proprio soffrendo per le continue fughe e ritorni di Martino per il quale sopporta qualsiasi angheria.
Ella rappresenta la donna del suo tempo, devota sopra ogni cosa, convinta del proprio ideale, disposta a tutto pur di diventare una moglie.
Una donna molto diversa se paragonata a quella dei nostri giorni che sicuramente avrebbe preso a calci Martino e salvato così la propria autostima.
Scerbanenco è magistrale nell’introspezione e descrizione degli stati d’animo dei protagonisti.
Si può dire infatti che si tratti quasi di un romanzo “verista” non solo per la precisa e attenta descrizione di luoghi e costumi del tempo quanto per la fine analisi dei sentimenti umani che rendono i protagonisti così reali da poterli addirittura visualizzare.
La trama, nonostante non si tratti di un giallo, procede a ritmo serrato e non manca di colpi di scena.
Ho particolarmente apprezzato la descrizione della folle corsa in auto di Milla e Martino tra le strade di campagna della periferia milanese, densa di tensione, dove i protagonisti sono coinvolti in un confronto drammatico che lascia presagire un tragico finale.
Un finale sicuramente “convenzionale”, non poteva infatti l’autore fare una scelta diversa, decidendo infatti di sottomettere la donna alle scelte altrui che ella purtroppo passivamente accetterà.
Non poteva essere un finale diverso per il momento storico del romanzo.
Epilogo consono per quell’epoca ma stonato per i nostri tempi in cui la donna avrebbe sicuramente fatto altre scelte con la sicurezza di essere lei stessa artefice del suo destino
Recensione di Gabriella Patriarchi
Be the first to comment