Finita all’orfanotrofio a soli otto anni, Beth Harmon non sembra avere grandi prospettive davanti a se: taciturna, introversa, già dipendente dai tranquillanti e disperatamente sola, la sua è un’esistenza ben misera ma a salvarla dall’abisso arriverà il gioco degli scacchi, imparato per caso grazie a un custode.
Partita dopo partita, rivelando un talento del tutto eccezionale, Beth si aggrapperà alla scacchiera come a un salvagente e riuscirà a trovare un equilibrio e un cammino da percorrere, mentre sogna di andare a Mosca a sfidare il campione del mondo.
“Intrattenimento allo stato puro”, così è stato definito questo avvincente romanzo di Tevis che introduce i lettori all’affascinante e chiuso mondo degli scacchi riuscendo ad a appassionare anche chi, come me, non ha mai avuto la pazienza di imparare a giocare (con grande delusione dei miei “maestri”); in questo mondo, prevalentemente maschile e maschilista, Tevis fa muovere Beth, personaggio tanto intelligente quanto fragile, che riesce a rapportarsi agli altri esseri umani solo in termini di difesa e attacco, vivendo la sua vita come un’interminabile partita a scacchi, terrorizzata all’idea di perderla.
Tevis, senza ricorrere a noiose digressioni o a troppe spiegazioni tecniche, trasforma la narrazione delle partite in entusiasmanti duelli che sfatano il luogo comune degli scacchi come gioco “lento” e costituiscono il reale punto di forza di un libro che consiglio senza dubbio agli appassionati della materia ma anche a chi ama le grandi storie di sfide e traguardi.
Recensione di Valentina leoni
Recensione 2
Un bellissimo e sfaccettato ritratto, una storia di riscatto, di rivendicazione femminile, autodeterminazione e agonismo.
Un libro che non ha paura di guardare in faccia le debolezze e le fragilità di chi non ha nulla e nessuno al mondo se non il proprio intuito e sceglie di puntare tutto su quello, dovendo però fare i conti, in ogni momento, con una solitudine devastante.
Talento, alcool e farmaci… sono una combinazione molto difficile da gestire, soprattutto quando si è poco più che bambini, e soli al mondo.
Premetto che non so giocare a scacchi, non ne conosco neanche i rudimenti di base, per cui le tante descrizioni di partite e strategie di gioco avrebbero potuto annoiarmi mortalmente, eppure non è successo, ogni pagina incalza e rapisce, la storia coinvolge, soprattutto se riesci a cogliere tutti i messaggi che si celano dietro gli scacchi.
Tevis riesce a fare di uno sport lento, lentissimo, di grande intelligenza, ma indubbiamente poco avvincente da seguire dall’esterno, un qualcosa di coinvolgente, veicolo per parlare di tutt’altro.
Passiamo dal dolore della perdita in età precoce, alla dura vita in un orfanotrofio, luogo del distacco e del disamore.
Arriva poi il seminterrato e la scoperta casuale del talento per un gioco che, se coltivato, può diventare rifugio sicuro e disciplina in grado di rimettere in ordine il proprio caos interiore.
L’aggressività repressa di una bambina a cui la vita ha tolto tutto, può così incanalarsi in una sana “voglia di vincere”.
Il gusto della vittoria è ancora più dolce nella bocca di chi appartiene alla schiera dei perdenti, nella bocca di chi conosce solo l’amaro della privazione.
Ma tutto questo non va di certo a colmare i vuoti emotivi ed affettivi, il desiderio di essere amata, la consapevolezza di non avere mai nessuno da chiamare…ed è comprensibile, a questo punto, cedere alla lusinga del facile stordimento, del dolce cadere nell’oblio…
Beth Harmon gioca a scacchi, non contro i suoi avversari reali, in carne ed ossa… ma contro i demoni che si porta dentro.
Afferma e conferma il diritto delle donne ad essere scacchiste tanto quanto gli uomini, eppure non si sente una donna completa, troppo distaccata, distante nei sentimenti, e anche nel sesso.
Tevis è stato, a sua volta, uno scacchista, un giocatore di biliardo, di poker…e un alcolista.
Non è difficile ritrovarlo nella figura di Beth Harmon.
La sua è stata una vita breve e tormentata e il suo talento sempre minacciato dal troppo bere.
Abbiamo salutato Beth appena dicIannovenne… cosa ne sarà stato di lei? che donna sarà diventata?
Forse, se Tevis non ci avesse lasciato così presto, avrebbe continuato a parlarci di lei…
(P.S. Ovviamente sto guardando la serie Netflix… e la sto trovando strepitosa, fedelissima al romanzo!)
Be the first to comment