LA SACERDOTESSA DI AVALON Marion Zimmer Bradley e Diana Paxson

LA SACERDOTESSA DI AVALON, di Marion Zimmer Bradley e Diana Paxson (HarperCollins Italia)

 

 

E con questo abbiamo finito il primo ciclo delle isole mitologiche!

Con un po’ di ritardo alla fine arrivo a fare anche questa recensione. Ma prima voglio fare una premessa. Nel corso della lettura del ciclo io ho criticato più volte il culto della Dea e le sue sacerdotesse, non perché sia sbagliato (per stessa ammissione dell’autrice si tratta di una sua interpretazione in parte piegata alla funzionalità della trama) ma perché viene spesso preso come modello per costruire il mito di un’antichità pagana progressista e tollerante.

Se da una parte può essere vero che la civiltà celtica aveva una minor repulsione per il sesso (lascio la parola agli antropologi e archeologi), dall’altro in questo libro la sessualità delle donne è sempre subordinata agli intrighi di potere e alla volontà della Dea o di chi per lei. Poi c’è il perpetuo antagonismo tra donne giovani e donne mature, le quali spesso instaurano rapporti dai connotati ambigui o addirittura tossici, ma vi rimando alle altre mie recensioni della saga.

E no, non basta mettere due frasi che strizzano l’occhio alle famministe o dei personaggi femminili che non si confanno al loro ruolo di genere (A parte che in questa saga sono quasi tutte mogli e madri, ma vabbé) per dire che questa saga è femminista, soprassedendo su tutto il resto.

Venendo invece al libro in questione, purtroppo è il più noioso della saga e mancano tutte le rappresentazioni delle evocazioni, dei rituali, delle possessioni della Dea che invece ritrovavamo negli altri libri.

Anche i personaggi femminili di spicco sono molto limitati e solo Eilan (Helena) spicca su tutte le altre, ma riprende lo stilema della sacerdotessa che deve far da madre a un bambino, un puer, che sarà fondamentale per il mondo che verrà.

Ho molto apprezzato invece la ripresa del tema del sincretismo religioso: ovvero il fenomeno per il quale le religioni incorporano elementi e tradizioni appartenenti ad altri culti. In questi ambiti soprattutto si vede la ricerca storica fatta da MZB e Diana Paxton, donna a cui dobbiamo anche i libri successivi a questo.

Inoltre, la storia continua a disseminare indizi sulla civiltà atlantidea (da cui discendono le tradizioni e il culto di Avalon) e sulle incarnazioni presenti e future dei personaggi coinvolti. Eilan, per esempio, è una delle vite precedenti di Igraine (futura madre di Re Artù) ed è una delle vite future di Tiriki l’atlantidea. In teoria la sua storia ci verrà raccontata nel prossimo libro che pubblicherà Harper Collins “L’alba di Avalon” e io adoro tantissimo mettermi a ricostruire la catena di eventi e reincarnazioni che hanno portato da Atlantide a Camelot, andando avanti e indietro nel tempo. E’ uno dei motivi per cui questo ciclo, nel bene e nel male, è un pilastro della letteratura fantasy.

Purtroppo in questo libro non c’è molto altro a parte queste tre cose, è solo Eilan che viaggia da una parte all’altra dell’Impero Romano senza essere quasi mai parte attiva degli intrighi. E’ molto utile per farci vedere come la sua figura sia stata identificata in altre dee come Nehallenia, Elen delle Strade (Una sorta di Ecate celtica) e poi in Sant’Elena madre dell’imperatore Costantino, imperatore molto caro alla tradizione cristiana.

E con questo io concludo la recensione, pronta a partire per la seconda isola fantastica delle leggende britanne: Lyonesse.

Recensione di Benedetta Troni

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