LA SANTA ROSSA, di John Steinbeck
Si tratta dell’esordio letterario di Steinbeck e della sua unica incursione nel genere del romanzo storico.
Il protagonista del romanzo è Henry Morgan, famoso e terribile filibustiere, che si accinge all’impresa che consegnerà il suo nome alla storia, la presa di Panama, all’epoca (secolo XVII) città più importante dell’America Centrale e snodo fondamentale dei traffici marittimi tra Vecchio e Nuovo Mondo; durante il saccheggio della città, Morgan incontra una donna misteriosa, della quale non conosce nemmeno il nome, e che diventa, per lui, La Santa Rossa.
Il corsaro otterrà il tesoro e la fama, ma la bella misteriosa continuerà a sfuggirgli per il resto della vita, che l’autore racconta dalla nascita in Galles fino alla vecchiaia come governatore della Giamaica.
In questo romanzo, la prosa di Steimbeck non è ancora quella incisiva e struggente dei grandi titoli, la tematica storica non gli è poi del tutto congeniale e in qualche parte la lettura risulta francamente noiosa, ma già sono presenti i temi che, ulteriormente sviluppati, renderanno grande l’autore: primo tra tutti, quello del viaggio, della ricerca: Morgan viaggia, dal Galles all’America, poi con le spedizioni corsare gira in lungo e in largo lastessa America che, secoli dopo sarà percorsa dai Joad, da Goerge e Lenny e dagli altri personaggi dell’immaginario steimbeckiano.
Il personaggio di Morgan, inoltre, ha ben poco a che spartire con la reale figura del pirata o con il romantico ritratto che ne diede Salgari: qui l’autore ci presenta uno spirito inquieto che dedica tutta la vita all’inseguimento di qualcosa dall’essenza indefinibile, che potrebbe essere solo un sogno, una meta da inseguire ma da non raggiungere mai, e che si tramuta lentamente in ossessione.
Un titolo che non ebbe successo presso i lettori americani ma che vale lapena di riscoprire, soprattutto per valutare l’evoluzione dello stile dell’autore rispetto ai suoi romanzi più famosi.
Recensione di Valentina Leoni
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