LA SCELTA DI SOPHIE, di William Styron
Avevo questo libro sin dal 1981, ma non l’avevo mai letto. Non perché fossi prevenuta, tutt’altro. L’avevo acquistato proprio perché la trama aveva stuzzicato la mia curiosità, ma, chissà come, non l’avevo quasi mai preso in considerazione e dato la preferenza sempre a qualcos’altro.
Quest’anno, invece, grazie alla lettura per temi, mi sono decisa a leggere quanto avevo in casa sul nazismo, la Shoa e la seconda guerra mondiale e questo vi rientra pienamente.
La scelta di Sophie è un libro ormai famoso di ben 620 pagine – da cui è stato tratto anche un bellissimo e premiatissimo film – impegnativo nella trama, ma non nella lettura, che scorre bene e anche gradevolmente.
In prima persona, Stingo, un alter ego dell’autore, narra le sue vicende personali subito a ridosso della conclusione della seconda guerra, cioè nel 1947, intrecciandole a quelle drammatiche di altri personaggi, come Sophie e Nathan.
Stabilitosi a New York, dal sud degli Stati Uniti (Virginia) per soddisfare le sue velleità letterarie, Stingo trova alloggio in un quartiere ebraico di Brooklyn. La sua stanza è in un grande appartamento a due piani in un palazzo dipinto completamente di rosa.
Sopra la sua stanza alloggia una coppia formata da Sophie, una bellissima polacca cattolica scampata ad Auschwitz, e un brillante biologo ebreo, Nathan.
Tra i tre nasce sin da subito una grande amicizia, nonostante qualche strano dissapore iniziale, che cresce e si approfondisce durante l’arco di tutta l’estate narrata lungo il romanzo.
Sapremo infatti perché Sophie ha quei numeri tatuati sul braccio sinistro e cosa ha dovuto sopportare e affrontare durante i 20 mesi passati nel lager; com’è sopravvissuta e com’è giunta in America, dopo la liberazione. È proprio a New York che, dopo una disastrosa presentazione di fronte a uno scorbutico bibliotecario, la donna conosce Nathan, che ai suoi occhi apparirà come il principe dal cavallo bianco giunto a salvarla e di cui si innamorerà – corrisposta – perdutamente.
Purtroppo, però la relazione tra Sophie e Nathan non è tutta rose e fiori, perché Nathan umilia, offende e picchia perfino la povera donna, quando è in preda alle sue tempetes, come definisce Sophie quei periodi bui e strani che assalgono all’improvviso il suo uomo.
Stingo, che non sa ancora niente su di lui, pian piano viene a conoscenza di certi tristi particolari, che gli fanno comprendere meglio la situazione. Intanto, mentre porta avanti la stesura del suo primo libro, apprezzatissimo da Nathan, che lo incoraggia vivamente, vive le avventure da giovane ventiduenne qual è della sua epoca, un po’ impacciato e irrimediabilmente innamorato di Sophie, un po’ come tutti d’altronde, vista la sua sfolgorante bellezza nordica.
Mi fermo qui nel narrare la trama del romanzo, altrimenti rivelerei troppo, per cui passo a esporre il mio parere su La Scelta di Sophie.
Che dire di questo libro largamente autobiografico di Styron?
Sicuramente che è una grande prova da maestro scrittore, poiché viene narrata una delle vicende più raccapriccianti a livello umano e della storia dell’Europa e, in particolare, della Germania del XX secolo: la persecuzione degli ebrei e di tutti gli abitanti dei paesi occupati.
Ma, insieme a questo, offre uno spaccato della vita newyorkese del dopoguerra e della formazione di un giovane adulto privo ancora di una precisa identità, grazie a certi passaggi e riflessioni approfonditi, i quali si alternano alla descrizione delle atrocità affrontate da Sophie nella Polonia occupata, prima, e nel campo di Auschwitz dopo.
La parte che ho gradito molto meno sono state invece certe descrizioni, riccamente particolareggiate delle pulsioni sessuali del giovane e frustrato Stingo, perché, pur condividendo la necessità dell’autore di incastrarle nel contesto della storia per far capire meglio il personaggio, non mi sembravano proprio opportune da inserire così spesso, poiché fanno trascendere il romanzo fin quasi a renderlo pornografico e, di conseguenza, scadere nel triviale.
Peccato! È per questo che il mio voto è più basso di quello che le mie aspettative.
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