LA SONATA A KREUTZER, di Lev Tolstoj
Il mio primo Tolstoj (ahimè), ho scelto questo breve racconto, vista la mole dei suoi romanzi più famosi. Ho letto che è stato scritto, tra il 1889/91, dopo una sua conversione morale, religiosa che lo ha portato a rivedere e condannare molti comportamenti suoi e della società russa dell’epoca.
La trama, con il linguaggio di oggi, diremmo che trattasi di “femminicidio”.
Durante un lungo viaggio in treno, un uomo sente il bisogno di confidarsi con lo sconosciuto suo compagno di viaggio. Complice l’anonimato e il fatto che probabilmente non si rivedranno più, confessa come, accecato da una sempre più crescente gelosia, abbia ucciso la moglie, colpevole, forse, di averlo tradito. E ditemi se non è “attualità” questo.
Questa “confessione” dà modo a Tolstoj nei panni del protagonista, a scrivere una specie di atto d’accusa all’istituzione del matrimonio e di conseguenza parlare di amore, sesso, prostituzione,cura dei figli e loro educazione; questa educazione, diversa per i figli maschi, incentrata per loro nel soddisfacimento di tutti i piaceri e per le donne nel raggiungimento della “sistemazione” economica da raggiungere quasi sempre con l’unica cosa che una donna veramente possiede: il suo corpo.
Io ho trovato questo libro, di una attualità unica, mi sono trovata spesso d’accordo con le tesi dell’ autore, per quanto a volte le soluzioni possano sembrare drastiche o esagerate.
Lo consiglio perché solleva molte discussioni.
Recensione di Sebastiana Cavasino
LA SONATA A KREUTZER
Concordo in pieno. Brava!