La STAGIONE BELLA, di Francesco Carofiglio (Garzanti – maggio 2024)
Se la protagonista, Viola, non avesse quarant’ anni, questo si potrebbe dire un romanzo di formazione. Vero è che non si smette mai di crescere!
Il fatto è che Viola è una giovane donna non realizzata (come si suol dire, ma a me piace poco).
Nel suo intimo c’è una mancanza, un vuoto da colmare, un’ ombra grigia che la spinge verso la solitudine, l’anaffettivitá.
A vent’anni aveva già ricorso alle cure di uno psicologo, ma tutto riemerge dopo la morte della madre, con la quale si era affermato un reciproco forte legame, iperprotettivo, molto intimo ed esclusivo.
Esplorare la casa vuota della madre, la mette di fronte a ” l’oltraggio delle vite che smettono di esistere e lasciano questo deserto di oggetti”. Leggere lettere di lei, vedere foto, le pone un interrogativo: com’ era la madre da giovane prima che lei nascesse?
La mancanza è resa ancora più severa dal non aver mai conosciuto il padre, neanche il nome.
” Non abbiamo bisogno di nessuno, tu ed io” . Questo imperativo materno poteva sembrare una favola da raccontare alla bambina, ma poteva nascondere qualcosa di segreto. E perché un segreto?
Dunque Viola non deve elaborare solo il lutto, ma compensare un vuoto nell’ esistenza sua e della madre, recuperare fiducia in sé e negli altri.
Inizierà pertanto un percorso che solo alla fine il lettore scoprirà se l’ avrà portata a sanare il dolore o meno.
È chiaro che la cifra dell’ intimismo caratterizza questa narrazione ed il linguaggio stesso di cui si avvale; linguaggio che è spesso evocativo, nei ricordi di Parigi; metaforico, nelle immagini ricorrenti del nuoto in piscina (ambiente speciale e privilegiato); visivo , nelle rapide descrizioni; sensoriale, nelle impressioni sull’ olfatto e gli odori.
Come controparte, la narrazione è piuttosto lenta e, a volte, genera qualche incertezza nel passaggio dall’ io narrante della figlia ad una ” voce” della madre (in corsivo nel testo).
Senz’altro però il lessico è di ottimo livello e, nell’ insieme, di piacevole lettura.
Sui personaggi, non dico niente, eccetto che mi è piaciuto molto quello di Marcello.
Recensione di Maria Guidi
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