LA STRANIERA Diana Gabaldon

LA STRANIERA, di Diana Gabaldon (Corbaccio)

Si tratta del primo romanzo della serie Outlander (che, per adesso, non ho intenzione di continuare a leggere) dalla quale è tratta l’omonima serie televisiva (che non ho visto e che non guarderò, anche in questo caso a causa di allergia alle robe a puntate).

E’ già un bel po’ che sono a conoscenza di questi romanzi ma, la mia idiosincrasia per le serie che si prospettano interminabili e un radicato pregiudizio nei confronti dei romanzi rosa, mi avevano fino ad ora fatto girare alla larga. Alla fine ho ceduto alla curiosità e, quando mi ha “chiamata” da un cestone in un mercatino dell’usato, l’ho comprato.

In breve la trama:

Claire Randall è una ex crocerossina che, al termine della seconda guerra mondiale, si riunisce al marito (erano rimasti separati anni a causa del conflitto) con l’intenzione di trascorrere una breve vacanza in Scozia. Appassionata di erboristeria, durante una passeggiata solitaria si imbatte in un cerchio di pietre come ce ne sono tanti nelle isole britanniche e ficca il naso dove non avrebbe dovuto.

Improvvisamente si trova catapultata attraverso una breccia spazio – temporale nella Scozia del 1743 e viene catturata da una banda di highlander che la conducono al castello del nobile locale dove, creduta una spia degli inglesi, viene trattenuta.

Per non essere consegnata al comandante del presidio (un “villain” che più merdaccia di così si muore) è costretta a contrarre matrimonio con il giovane James Fraser in modo da poter diventare formalmente scozzese e poter rimanere sotto la protezione del clan.

Claire si trova quindi in un’altra epoca, a scontrarsi con una realtà molto diversa dal suo vissuto quotidiano e dove, inevitabilmente, entra in rotta di collisione con le abitudini del tempo e del luogo soprattutto in materia di condizione femminile. Oltre a digerire con difficoltà di essere, di fatto, una “proprietà” del marito, infatti, pur essendo apprezzata come guaritrice ed erborista, non riesce ad evitare un processo per stregoneria.

Il matrimonio inizialmente imposto si trasforma in un amore più che ricambiato e, pur avendone la possibilità, Claire sceglie di non tornare avanti nel tempo per rimanere a provare a cambiare il corso della storia e scongiurare la fine dei clan ad opera degli inglesi.

Perché leggerlo.
I romanzi rosa rispondono a tutta una serie di caratteristiche precisamente codificate che, a mio parere, non trovano riscontro in questo romanzo in particolare. Tuttavia lo troviamo nello scaffale della letteratura al femminile e la casa editrice non si cura di non presentarcelo come tale utilizzando, ad esempio, una copertina che è come se avesse sopra la scritta lampeggiante “Attenzione: roba sentimentale!”. Probabilmente tutto ciò risponde ad una precisa strategia editoriale nonostante si capisca benissimo che la stesura di questo romanzo è stata preceduta da un accurato lavoro di ricerca che ce lo fa inquadrare piuttosto nella categoria dei romanzi storici (gli Scozzesi e gli Inglesi se le danno ripetutamente di santa ragione e la vita quotidiana, sia al castello che in campagna, è magistralmente descritta). D’altra parte, gli elementi fantasy, almeno in questo primo romanzo, sono limitati al “viaggio nel tempo” e ci viene detto a chiare lettere, per bocca del protagonista, che tutto l’immaginario celtico di fate e folletti riguarda gli strati meno acculturati della popolazione e non quelli come lui che hanno avuto la possibilità di studiare (e con questo hanno il via libera tutti quelli che – come me – sono allergici al fantasy!).
Infine per la storia d’amore che, a dispetto di quanto ho affermato fino ad ora riguardo i romanzi romantici, è riuscita veramente ad appassionarmi e a coinvolgermi.

Recensione di Sandra Buttafava

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