LA SUORA GIOVANE, di Giovanni Arpino (Ponte alle grazie)
Il mio psicanalista mi ha detto che sono un pochino maniacale.
«Anche Giovanni Arpino» gli ho risposto.
«E chi è? Un tuo amichetto?» mi ha chiesto.
«Ma quale amichetto? È un grande scrittore».
«Allora lo vedi che sei maniacale? Sempre a parlare di Letteratura».
In effetti ha ragione.
Ma lui non sa che per essere artisti bisogna essere un pochino scompensati. Altrimenti chi si metterebbe, ad esempio, a dipingere con minuziose pennellate una Torino notturna e onirica come fa l’autore in questo breve romanzo?
Oppure a costruire una storia sottile come un filo di ragnatela, imperlato di rugiada mattutina, precario ma tenace come il ricordo di una felicità appena trascorsa, o la speranza di una a venire.
Storia di due innamorati timidi, impacciati, impediti da troppe convenzioni sociali. Lui un modesto impiegato, dolente, inetto, poco chiaro anche con se stesso. Lei una novizia di vent’anni più giovane, illetterata, figlia di contadini, misteriosa del mistero di un mondo claustrale.
Scrittura minuziosa, di brevissimi tratti, leggerissime pennellate. Una Notte Bianca ambientata del capoluogo sabaudo. Un ritratto personalissimo di un’epoca e di un modo di sentire e vivere.
Per chi vuole sperimentare scritture “altre”.
LA SUORA GIOVANE – Giovanni Arpino
Recensione di Marcello Ferrara Corbari
LA SUORA GIOVANE Giovanni Arpino
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