LA TERRA, IL CIELO, I CORVI, di Teresa Redice Stefano Turconi
C’erano un tedesco, un russo e un italiano… proprio come nelle barzellette da bar, che scappano da un campo di prigionia russo durante quella disastrosa campagna militare del 1943 in cerca della libertà e del ritorno alla propria terra. In realtà a scappare sono solo i due stranieri, l’altro un po’ ostaggio un poì guida li accompagna a sud, tutto sommato del resto, non gli dispiace di allontanarsi dal rigido inverno del nord per tornare al calore familiare. Non si capiscono, ognuno parla la propria lingua interpretando a brani e gesti un poco di quella degli altri, il loro senso di frustrazione per la mancata comprensione dell’altro è la stessa che provano i lettori nel seguire il racconto, chiusi in loro stessi per l’assenza del dialogo esattamente come lo sono i protagonisti della storia.
Ma il racconto grafico ha un linguaggio altro, quello dell’immagine che è più diretto e più chiaro di qualsiasi scrittura, sarebbe lungo da spiegare meglio un esempio: allego la foto di una tavola, da una parte il presente e dall’altra specularmente il passato con il suo patrimonio di ricordo e crescita conoscitiva, il tutto trattato senza inutili virtuosismi.
Una nuova interpretazione de L’Anabasi non già verso un luogo fisico ma verso quello che tutti abbiamo dentro, un luogo dell’anima.
Come già in altre opere di questi autori, ci viene regalato un sotttofinale imperdibile.
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