LA TRILOGIA DI COPENAGHEN: INFANZIA – GIOVENTÙ – DIPENDENZA, di Tove Ditlevsen (Fazi)
Molto prima dell’odierna fama del romanzo autobiografico al femminile, una, ai più sconosciuta, scrittrice danese si cimentava nel genere. Scoperta da pochi anni nel resto d’Europa, Tove Ditlevsen si racconta senza filtri. La sua infanzia in una famiglia operaia, una madre anaffettiva da conquistare, la vocazione innata, irrefrenabile alla scrittura, come salvezza e mondo parallelo, il desiderio di crescere e diventare indipendente.
Poi i primi lavori e gli amori, mentre cerca di pubblicare i suoi scritti. Sullo sfondo il passaggio fra le due guerre e l’ invasione tedesca della Danimarca durante il secondo conflitto mondiale.
E infine il successo con una contropartita: uno dei suoi amanti, poi marito, la inizia agli oppiacei. La dipendenza oscurerà la vita successiva.
Una lotta dolorosa ed opaca, che di fatto nasconde un profondo male di vivere che solo la scrittura poteva curare e che le droghe acuiscono facendola allontanare dalla scrittura stessa. Una descrizione fredda dei sintomi, dell’ estraneazione indotta dalla dipendenza, dell’ implosione della vita.
Tre libri molto intensi.
Recensione di Rita Gasbarra
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