La trilogia Yeruldelgger – Morte Nella Steppa – Tempi Selvaggi – La Morte Nomade Ian Manook
È una terra bellissima la Mongolia raccontata dall’ autore, la località è Ulan Bator, una città dal triplice volto : c’è una parte sovietica, che i mongoli non amano ma non l’hanno distrutta, lasciandola abbandonata a sé stessa; un’altra parte ha l’aspetto di una capitale di un paese emergente, con edifici molto moderni; la terza parte della città ricorda la Mongolia delle tradizioni.
Protagonista è il commissario Yeruldelgger forte e indistruttibile, gli altri personaggi sono decisamente fuori dall’ordinario, come il medico legale Solongo, solitaria e bella come il sole o come l’ispettrice Oyun, Guerlei poliziotta irascibile, pittori girovaghi.
Morte nella Steppa
Sullo sfondo una Mongolia suggestiva e misteriosa. Vengono ritrovati i cadaveri di tre cinesi. La situazione si complica quando, nello stesso giorno, nel bel mezzo della steppa, vengono scoperti i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo. Politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca di investimenti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, intralciano il commissario nella sua investigazione.
Tempi Selvaggi
La temperatura è sui meno trenta, il paesaggio è spazzato da un vento gelido e da una tempesta di neve; è la leggendaria sciagura che al suo passaggio lascia dietro di sé una scia di cadaveri. Incastrata tra un cumulo di carcasse congelate di un cavallo e di uno yak, spuntala la gamba di un uomo. Nel frattempo il commissario Yeruldelgger viene accusato dell’assassinio di una prostituta in un albergo di Ulan Bator.
La morte nomade
Terzo libro della trilogia, forse ancora più “nero” dei precedenti, il commissario Yeruldelgger ha lasciato la polizia di Ulan Bator deciso a ritornare alle tradizioni dei suoi avi e si ritira nel deserto dei Gobi. Suo malgrado si imbatte in una serie di omicidi. La Mongolia dei nomadi e degli sciamani, sfruttata dagli affaristi e rovinata dalla corruzione, sembra aver venduto l’anima al diavolo.
Il filo che unisce i libri della trilogia è sicuramente “la resilienza del popolo mongolo, depauperata però da una facile aura romantica, perché, il nomadismo è una cosa seria, una tecnica di sopravvivenza in un ambiente ostile. In questo modo i miei personaggi acquistano spessore, non sono solo persone di carta ma acquistano realismo” (I.Manook)
Il fascino di questa trilogia non è solo il genere thriller ma l’ambientazione in una terra che non conoscevamo. Sicuramente consigliata
Recensione di Elena Costantino
La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – Il commissario Yeruldelgger
La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – Il commissario Yeruldelgger (Ian Manook)
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