Premio Campiello 2006: LA VEDOVA SCALZA, di Salvatore Niffoi.
In Barbagia si dipana questa storia feroce e crudele, fatta di sangue e di amore, di vendetta e di profumi… tutto è intenso, qui, tutto è radicale e definitivo.
“Me lo portarono a casa un mattino di giugno” (o di luglio come dice la seconda di copertina?) così comincia il diario che Ittriedda Murisca riceve dal sud America una mattina del 1985: è il diario della zia Mintonia Savaccu scappata lontano dalla terra che l’aveva vista nascere e crescere, amare e soffrire, scappata perché ha voluto vendicarsi e opporsi allo strapotere di chi comanda, dei giuda ruffiani.
Mintonia ama leggere, studiare e scappare da casa per guardare la gente, correre tra i campi e i pascoli della sua Sardegna profonda, e giocare con i coetanei di Taculè e Laranei, sfida, così, le regole di famiglia per correre felice e godere della sua giovinezza. A 11 anni incontra Micheddu: è un amore assoluto e simultaneo, intenso ed eterno… tragico.
Le relazioni tra le persone così come le tradizioni che intridono la quotidianità come le feste sono al centro di questo romanzo scritto con uno stile non sempre semplice e lineare e con un linguaggio che deriva dal sardo stretto, ma che con una acerba musicalità dà voce non solo al racconto, ma anche ai sentimenti e ai pensieri dei protagonisti.
In canovaccio di base è la vita grama di una povertà quasi assoluta, come lo era quella dei nostri nonni a ridosso delle due guerre, dove la pietà non è proprio così familiare come invece la vendetta e la crudeltà più feroci.
E’ un libro che va letto lentamente non solo per capirne la storia, ma anche per entrare in sintonia con il clima estremo dove la speranza ormai è morta da tempo.
Recensione di Chiara Savorgnan
LA VEDOVA SCALZA Salvatore Niffoi
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