LA VERSIONE DI FENOGLIO, di Gianrico Carofiglio
Pietro Fenoglio è un carabiniere alla soglia della pensione, momento che sente quasi con sgomento perché non avrà più la routine quotidiana della caserma, dell’indagine, dei pedinamenti, degli interrogatori, di tutto ciò che tiene a bada la sua angoscia, che lo mantiene scattante, una sensazione espressa da Al Pacino in uno dei suoi film e che Fenoglio ha fatto sua.
La momentanea inattività, dovuta ad un intervento chirurgico per il quale necessita di fisioterapia, lo fa incontrare con Giulio, un ragazzo ventenne, sensibile, curioso, ma insoddisfatto di sé, incerto sul suo futuro, con cui condivide le sedute riabilitative.
Dopo un’iniziale diffidenza, Fenoglio inizia a vedere in Giulio un interlocutore interessante e interessato, tanto da iniziare a raccontargli alcune delle sue passate indagini. Nel farlo Pietro ricorda avvenimenti, persone, luoghi che lo hanno segnato e gli hanno dimostrato quanto in ciò che accade sia labile la linea tra verità e menzogna, tra buoni e cattivi, tra giustizia e ingiustizia. Quelle storie rivivono e sono esistite perché vengono raccontate, altrimenti si sarebbero perse nei contorni sfuocati e nei particolari perduti della memoria.
Tuttavia prima di accomiatarsi al termine del percorso riabilitativo ” Fenoglio pensò che avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Qualcosa come: diffida delle storie in cui chi racconta è il protagonista e l’eroe, dunque diffida di quelle che ti ho raccontato io. Ho fatto del mio meglio per essere obiettivo, ma l’obiettività non esiste in questo campo (in quale esiste?), e forse non sarebbe nemmeno una buona cosa….”.
L’impianto narrativo è semplice: tanti ‘casi’ investigativi, inframmezzati dai momenti di scambio di idee, pensieri, dubbi tra i due protagonisti, tasselli che però risultano scollegati tra loro, quasi servissero a Fenoglio per un autocompiacimento di fine carriera. Inoltre il soffermarsi a volte troppo a lungo su aspetti prettamente giudiziari rende la narrazione a tratti ‘fredda’ e didascalica.
Pietro e Giulio si incontrano per caso e si separano per necessità: finita la fisioterapia ognuno torna alla sua vita; si ha l’impressione che il carabiniere abbia compiuto il suo ‘dovere’ di maestro nei confronti di un ragazzo sconosciuto che aveva ‘bisogno’ dei suoi insegnamenti, della sua ‘versione’ di come va il mondo
A mio parere un romanzo che è un gradino sotto ad altri dello stesso autore, ben più articolati e coinvolgenti.
Recensione di Maria Cristina Caselli
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