LA ZIA MARCHESA, di Simonetta Agnello Hornby
Recensione 1
Duci e amara è la Sicilia, sublimata dalla scrittura della Simonetta Agnello Hornby che ci racconta una storia di mandorle e pupi di zucchero, di riserbo e di omertà dove tutto si sa ma non si dice.
Timidamente e subordinatamente si affaccia in quella atmosfera de “Il Gattopardo” e ci narra, attraverso la bocca della balia Assunta, l’esistenza di Costanza, sorella – letteralmente parlando – ricca e nobile di quell’infelice “Rosso Malpelo” protagonista della novella di G. Verga.
E tra un detto che non si dice e un proverbio che spesso smentisce se stesso attraversiamo, noi lettori, un mondo tanto assolato e impenetrabile, lascivo e sensuale che si muove felpato tra scialli neri, crine e i ricami, tra nobilità peccaminosa e serve invereconde, tra argenti e mosche, tra velluti e letame. Festeggiamenti e pettegolezzi in pompa magna. Pater nostrum e Ave Maria. Amen
È bella la Sicilia raccontata. Tanto bella quanto invivibile, racchiusa nel suo mare di pregiudizi, leggende e magia e nel suo personale languido compiacendo nella descrizione, bocca del suo popolo, di malanni, dolore e morte. E’ bella la Sicilia, terra circondata dal suo indistruttibile orgoglio: vanto e rovina della sua gente. Una dolce e amara prigione le cui catene sono ramificate nel DNA.
Costanza ha i capelli rossi e per questo è la donna del peccato, è figlia della passione del diavolo.
Costanza è la marchesa che piange i peccati dei suoi avi e del suo popolo. Una povera disgraziata nobile e ricca a cui è precluso di essere amata e amare. Viri che cosa strana in questa terra senza gloria, imperniata di voluttuosi odori e di puzzo stantio!
Simonetta Agnello Hornby ha saputo raccontare una storia dai toni lenti e dal ritmo lungo. Una storia contorta che “trasi e nesci” nei cuori di chi sa leggerla in quella lingua che molto spesso risulta intraducibile. Una storia che si ama e si odia tra pianti sommesi e conati di vomito. Una storia di insopportabile tristezza.
Il romanzo è strutturato in maniera intelligente e accattivante e si fa ben leggere sebbene, dal mio punto di vista, alcuni capitoli manchino di musicalità soprattutto alcuni dialoghi finali – aperti e chiudi in maniera arida e netta – privi di quel lirismo malizioso, passionale e carnale tipico dell’uomo e della donna della bella Trinacria. Peccato.
Che fretta c’era! Bisognava soffermarsi un po’ di più sul pensiero della rossa protagonista – a scapito di qualche dialogo fra servi che appare più rivolto al lettore a mo’ di spiegazione che un dialogo intimistico fra ausiliari – che spesso appare troppo “allalata”, passiva e apprensiva, perdendo il ruolo di prima donna nel romanzo, inghiottita dalla sua stessa terra. Povera marchesa, pure qui, nella sua storia romanzata, è stata bistrattata. E meno male che era ricca poiché i denari tutto possono, altrimenti sarebbe andata al rogo.
Prima ri parrari mastica li paroli. (non è nel romanzo)
Recensione di Patrizia Zara
Recensione 2
“PILU RUSSU , MALU PILU”
E’ intorno a Costanza, figlia del barone Domenico Safamita, che si svolge la nostra storia.
Saga familiare, ambientata nella seconda metà dell’ottocento, che vede protagonista questa bimba che possiede una peculiarità: capelli rossi, pelle bianchissima.
Ciò la rende diversa, additata, emarginata, rifiutata persino dalla madre che le preferisce i figli maschi.
Amata profondamente dal padre.
La narrazione avviene per bocca di Amalia, la balìa.
E’ una lettura che parte in sordina e pagina dopo pagina cattura il lettore con un intreccio avvincente del racconto, immergendolo in un mondo passato fatto di luci e di ombre, di usi e costumi oramai lontani dalla nostra modernità.
Romanzo, che mi è piaciuto nella trama. Storia originale, con un finale inaspettato. Nel complesso. però è difficile da seguire: i personaggi sono parecchi, le parentele complicate da ricordare e spesso si deve tornare indietro per mettere bene a fuoco di chi si sta parlando.
Bella l’idea della autrice di suddividere la lettura in 83 capitoli ed ognuno sottolineato da un proverbio siciliano che accompagnano la storia, dal gusto amaro, ironico, duro e soave.
Tecensione di Antonella Trocini
LA ZIA MARCHESA Simonetta Agnello Hornby
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