LADY CHEVY, di John Woods
“Una volta che qualcosa è stato visto, non potrà mai più essere invisibile.”
Il romanzo d’esordio di Woods rispecchia pienamente il contemporaneo nordamericano; a qualcuno non piace molto questa letteratura, la considera troppo autocompiaciuta. Io invece ci sguazzo dentro benissimo, quando ho bisogno di un libro che mi coinvolga so dove orientare la bussola.
Mi aspettavo che Lady Chevy fosse un buon libro, uno di quelli che cercavo. All’inizio mi è sembrato un déjà vu: avevo già incontrato l’ambientazione e le sue tematiche in precedenti romanzi, in altre serie tv viste di recente. Insomma, qualcosa di non proprio così originale.
Poi, poco dopo la metà, Woods si inventa una cosa che mi ha preso in contropiede e… il romanzo spicca il volo. O forse è più corretto dire che affronta una “spirale di gradini che si avvita nel buio”.
Il buio. Il racconto è pieno di buio.
Amy Wirkner è la Lady Chevy del titolo, perché una parte della sua imponente mole ricorda il posteriore di una Chevrolet, vive con i genitori e il fratellino disabile nella Ohio Valley, quella zona dello Stato sfruttata per la trivellazione e l’estrazione del gas naturale e di carbone. L’impianto doveva portare ricchezza a quella parte di mondo, invece ha portato solo inquinamento (fracking), malattie, cattivi odori, nubi scure, scosse del terreno improvvise.
Amy è una ragazza impopolare ma sveglia, con dei sogni che la dovrebbero portare lontano dalla sua marcescente casa mobile. Ma Amy ha un’anima nera, nonostante sia ariana da generazioni. E lo sa, è perfettamente cosciente della sua oscurità e il romanzo restituisce l’oscurità della narratrice protagonista anche attraverso l’ambiente ostile e cupo, il cui equilibrio è continuamente minacciato dall’impianto di estrazione. Il cattivo odore dell’acqua sulfurea che esce dai rubinetti o la pesante nebbia chimica che avvolge Barnesville sono quasi tangibili, durante la lettura.
La voce di Amy – in prima persona- si alterna col racconto in terza di Hastings, il poliziotto di paese, un’altra anima buia, la cui oscurità, però, è nascosta dalla nera divisa di ordinanza.
Cosa c’entra, vi chiederete, un poliziotto in questa storia (se non avete ancora letto la sinossi, perché altrimenti lo sapete già!)?
C’entra perché la particolarità del romanzo è di avere la struttura del thriller: c’è un attacco ad una cisterna dell’azienda di estrazione a cui partecipa Amy con l’inseparabile amico Paul e c’è anche un omicidio. E quindi un’indagine. Ci sono bugie, tormenti, vendette, sensi di colpa, paure, incertezze.
Tuttavia non si può parlare solo di thriller, perché ci sono altre tematiche importanti, quali la supremazia razziale e l’effetto dell’inquinamento sulla qualità della vita. Come vedete, niente di nuovo, come vi dicevo.
Ma… questi aspetti, mescolati abilmente insieme, con una scrittura accattivante e veloce, rendono il primo lavoro di Woods decisamente interessante.
Insomma, se vi piace la provincia americana sporca, lontana chilometri dalle scintillio patinato, dove l’orrore si vive ogni giorno per strada, a scuola e nei bar, allora fate un pensierino su questo romanzo. Credo possa piacervi.
(Pensavo a Ohio di Markley, Ruggine americana di Meyer, Le cascate di JC Oates e alla serie norvegese Ragnarok)
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