L’ALBERO DI MANDARINI, di Maria Rosaria Selo (Rizzoli – aprile 2021)
Maria Imparato è nata negli anni trenta a Napoli, in un momento in cui sulla città e sul Paese incombe la minaccia imminente di una nuova guerra e “nella popolazione viveva un’inquietudine malsana”. “Dio, se esisteva, non abitava lì”. Straniera persino alla madre Nunzia, che è infastidita da questa figlia “strana”, Maria insegue i suoi sogni, esce dal recinto di una storia già decisa, stabilita dal luogo nel quale nasci, che ti cuce addosso un destino, ancor prima di venire al mondo. Lei vuole caparbiamente salvarsi. Vestita di una classe innata, ereditata dal padre Giovanni, animata da una ostinazione cieca, insegue la felicità, pure guardando nel buio delle ferite, perché persino lì puoi trovarne il riverbero. Si sente protetta solo quando si rifugia da Pupella, nido d’amore o al riparo dei rami del “suo” albero di mandarini, coperta e fortilizio.
La realtà di Maria è una lotta contro la fame, la sopraffazione e l’ignoranza dei pregiudizi. “Ogni giorno che scendeva in Terra una prova”.Ogni ostacolo, però, sarà affrontato dalla protagonista con una resilienza e una dignità esemplare, preservandosi, sempre. Costretta a un viaggio lungo ed estenuante fino in Brasile per inseguire i suoi sogni, Maria persino di fronte alla crudeltà della suocera ,non smarrirà mai quella classe che l’ha resa diversa fin da quando è nata, non cedendo mai alle provocazioni di una Vita che continuamente le mette lo sgambetto: “si resiste per sopravvivere”.
Il romanzo della Selo “si beve”. La scrittura è fluida e immediata, tale da rendere persino i personaggi minori indimenticabili. Ci si affeziona a tutti, anche a quelli più cinici, alla ricerca delle motivazioni umane ed empatiche per le quali sono astiosi nei confronti della vita. Leggere questo romanzo di largo respiro narrativo è come affacciarsi in un cortile e sbirciare le vite altrui attraverso le finestre, immaginando cosa mai accadrà domani…
Recensione di Luisa Ciccone
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