L’ALTRA DONNA, di Cristina Comencini
“Ora sapevo che non ci si salva da soli, che siamo una catena di storie d’amore, una dentro l’altra, e che i fallimenti appartengono a tutti.”
No, non è “l’altra donna” nell’accezione comune che siamo abituati ad attribuire a questo termine, non è la storia di un tradimento, né quella di una donna che si interpone in una coppia, sfasciandola, semmai il contrario… è lui ad essere in mezzo a due donne, a fare da spartiacque tra due generazioni, due modi di essere, di vivere e di amare.
Due donne molto lontane, per età, vissuto, obiettivi, personalità, ma che hanno in comune l’amore per un uomo, in momenti diversi.
Una vive libera e leggera nella spensieratezza dei suoi pochi anni, l’altra è rimasta intrappolata nel suo passato… e per uscirne, ha dovuto coinvolgere lei, l’altra, la nuova donna, e far crollare il suo castello di carta.
La Comencini riesce, in un abile gioco di specchi, a parlarci di confronti generazionali, della rivalità femminile che non è necessariamente negativa, del passato che non ci lascia mai, neanche quando pensiamo di averlo sepolto per bene.
Perché siamo sempre il prodotto di chi è venuto prima di noi.
Ci portiamo dietro quello che abbiamo vissuto, le persone che abbiamo incontrato, amato, le madri a cui non volevamo assomigliare (quasi sempre fallendo), i padri diversi da come ce li aspettavamo, i figli che avremmo voluto crescere liberi e forti e che, invece, abbiamo reso fragili e insicuri.
Le battaglie combattute in nome di una libertà che poi non si è stati in grado di vivere, perché per liberarci davvero abbiamo bisogno, prima di tutto, di assolvere chi ci ha preceduto e scrollarci di dosso le colpe che non ci appartengono.
L’altra donna non esiste, l’altra donna sei tu.
Oh come sa scavare bene la Comencini, scende giù in profondità, illumina gli angoli più bui, esplora diverse prospettive e mette a nudo l’anima con la sua scrittura affilata, mai banale.
Un bel viaggio nell’introspezione femminile.
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