LAMENTO DI PORTNOY, di Philip Roth
Questo romanzo breve è un lungo, esilarante monologo nel quale Alexander Portnoy, al momento di incontrare per la prima volte il suo analista, racconta la sua vita, il suo rapporto di amore e odio con la famiglia, dominata da una madre dispotica e iper-protettiva, verso le sue origini ebraiche – ora ripudiate ora viste come rifugio – e soprattutto racconta la sua ossessione nei confronti del sesso, descritto come una mania che mette il protagonista in situazioni davvero strambe, ma che egli interpreta come chiave per conoscere il mondo, legando ognuna delle sue avventure erotiche alla scoperta di un luogo e di un mondo, reale o interiore, fino a quando crede di aver raggiunto la Terra Promessa proprio in Israele, dove però, grazie anche all’incontro con una ragazza, finisce per sentirsi più estraneo che in America.
Divertente, sboccato, amaro è un Roth ancora lontano dalla perfezione stilistica e narrativa di Pastorale Americana ma in questo romanzo mette in mostra il suo carattere dissacrante e ironico. Si legge in un pomeriggio e il divertimento è assicurato.
Recensione di Valentina Leoni
LAMENTO DI PORTNOY Philip Roth
Commenta per primo