L’AMICA GENIALE, di Elena Ferrante (Edizioni e/o)
Recensione 1
Ammetto di aver iniziato “L’amica geniale” di Elena Ferrante con un po’ di scetticismo, ma durante la lettura le vicende di Lenù e Lila mi hanno coinvolto al punto che non ho potuto evitare di acquistare anche gli altri tre romanzi della tetralogia…
Il romanzo racconta la storia dell’amicizia tra due donne, dall’infanzia alla vecchiaia, attraverso la penna di una delle due, Elena Greco, detta Lenù. L’autrice dà il meglio di sé nella descrizione della complessità della psicologia umana e dei rapporti interpersonali, nella ricostruzione delle dinamiche della vita in un quartiere povero di Napoli, con le sue storie di violenza e sopraffazione, ma anche di volontà di riscatto.
A mano a mano che Lenù si allontana dal rione per seguire i suoi studi, le vicende si aprono ad una dimensione più ampia. Il romanzo attraversa così vari decenni della storia d’Italia, tutti raccontati dalla protagonista-narratrice che vuole capire, approfondire, partecipare e allo stesso tempo mantenere una coerenza con se stessa anche a costo di sofferenze, compromessi, incomprensioni da parte di persone care: assistiamo così alle contestazioni di studenti ed operai negli anni Sessanta (con il loro volto ambivalente di giuste rivendicazioni per una maggiore giustizia sociale, ma anche di passatempo alla moda di annoiati e ricchi “figli di papà”), agli anni bui del terrorismo, al diffondersi del consumismo negli anni Ottanta, alla crisi del sistema di potere con le indagini della Magistratura negli anni Novanta, fino all’apertura ad una dimensione globale con il Duemila (ed un accenno ai problemi nuovi, come il terrorismo che fa crollare le Torri Gemelle).
Ci sono poi tante altre tematiche: la camorra, i cambiamenti nella famiglia, nella società e nell’educazione, l’emancipazione femminile, la scuola come mezzo di riscatto personale e promozione sociale, l’irruzione dell’informatica nel lavoro e nella quotidianità. Elena Greco si racconta “a cuore aperto”, senza tacere i propri dubbi, errori e debolezze (l’ansia di eccellere e di veder riconosciuta la propria eccellenza, la paura del confronto con l’amica di sempre, intellettualmente meno preparata ma forse intuitivamente più dotata), mentre Lila assume sempre più i tratti della donna di certa letteratura decadente, che il germe della disgrazia e della distruzione lo ha dentro sé e lo sparge intorno a sé.
Romanzo di formazione al femminile (più volte è evocato il modello Piccole donne), quindi, costruito su opposizioni (la bionda Lenù e la mora Lila, il dentro e il fuori del rione…) che però altro non sono che due facce della stessa medaglia; il tutto è scritto in modo chiaro, quasi didascalico, per consentire al lettore di riconoscere immediatamente personaggi o richiamare alla mente senza sforzo fatti passati, cosicché la lettura risulta scorrevole nonostante la mole dell’opera, eppure… eppure questa chiarezza alla fine risulta solo apparente e molte spiegazioni non vengono date per cui, alla fine della tetralogia, ci si trova abbandonati a se stessi con un’impressione di incompiutezza e tante domande senza risposta… una su tutte: insomma, chi era “l’amica geniale”?
Recensione di Laura Vetralla
Recensione 2
Post su questo libro ne abbiamo letti tanti, la maggior parte meritatamente, di gran lunga positivi, poche voci contrarie.
Io personalmente ho visto prima il film televisivo, bello, drammatico,realistico che ha reso l’idea chiara della scrittrice di come si viveva in queste periferie dai margini stretti e soffocanti.
Molto impegnativo,nel film, il dialetto graffiante, aspro, bisognoso di sottotitoli e non sempre i silenzi di Lenù facevano trapelare i suoi pensieri chiaramente espressi nel libro.
La lettura ė stata più piacevole, dal linguaggio sobrio, scorrevole, chiaro che fa sentire veramente, le voci, i rumori, gli odori pungenti di una vita sociale spesso legata alla sopravvivenza. Sentimenti di rivalità e antagonismo (più evidenti nel libro) si rincorrono tra le due amiche, il voler primeggiare l’una con l’altra è costante , inconsciamente e bonariamente perché tutte e due sono convinte di non poter fare a meno l’una dell’altra e insieme con un’osmosi continua le fa vincenti…complementari e geniali.
Forti dissidi genitoriali evidenti: il figlio contro il padre provolone; Lila che cerca di combattere l’autorità del padre frustrato e a volte violento con un ” non mi sono fatta niente..” dopo che ė stata lanciata dalla finestra; strisciante ma sempre presente il rifiuto di Lenū verso la madre zoppa e con l’occhio storto…questa non accettazione dà un tuffo al cuore a chi legge, ma viene subito giustificata da un’evidente difesa inconscia per esorcizzare la paura di diventare come lei. Tutti facenti parte di quella “plebe” dalla quale si riscatta solo chi ha un ruolo e sa di averlo e loro due forse lo hanno trovato.
La trama la conoscete già è incompleta e lascia lo sguardo su un paio di scarpe, in questo caso, simbolo di rivincita sociale.
Recensione di Ely Grassi
Recensione 3
La trovata editoriale di attirare l’attenzione con uno scatto che richiamasse all’omonima serie diretta da Saverio Costanzo ha avuto successo e, finalmente, mi sono immersa anche io fra le pagine di questo romanzo che ha come protagoniste Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lina per tutti, Lila per Lenù).
Ad accompagnarci nel rione di Napoli del secondo dopoguerra in cui la storia è ambientata è proprio Elena che, ormai anziana, narra -con una capacità evocativa unica- la sua amicizia con Lila.
Sembra di essere realmente lì, accanto a queste due bambine dalla straordinaria intelligenza, tra le strade impolverate del rione e di toccare con mano la povertà, gli amori, i litigi, le miserie, le gelosie, la follia, la voglia di rivincita verso la vita… sembra di conoscere da sempre le famiglie che lì vivono.
È riduttivo cercare di riassumere in poche righe la trama di questo romanzo che si legge tutto d’un fiato tanto che non ci si è nemmeno accorti che Lila e Lenù, da bambine che erano, ormai, sono diventate grandi.
Mi è piaciuto lo stile -a volte lapidario- di questa misteriosa scrittrice che è stata capace di rendere vivo ogni personaggio, reale, con i propri punti di forza e di debolezza, scelte da affrontare, luci e ombre…
E poi, quel concetto tutto particolare della “smarginatura”… E, alla fine, chi è l’amica geniale?
Ricco di spunti di riflessione. Intenso. Bello.
Un pugno allo stomaco per ricordare che non si giudica un libro dalla copertina, la bellezza di una storia dal nome di chi l’ha scritta o da chi la narra… Non si giudica un uomo o una donna per gli abiti che indossa, per le sue scelte o per le sue origini. Semplicemente… non si giudica.
Titolo presente nella Rassegna mensile dei libri più letti e commentati a Gennaio 2018
Vai al volume 2 della quadrilogia QUI
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