L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA Gabriel García Márquez

L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA, di Gabriel García Márquez

 

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L’orrore della vita con le sue regole e le sue leggi umane e divine molto spesso dall’ insopportabile retrogusto amaro trasformato in un’impensabile storia d’amore. La cronaca dell’illustre sentimento ricreata dalle macerie, reinventata in un tempo nuovo, scrostata dalla ruggine delle abitudini, dalle convenzioni, dai pregiudizi, emersa dal fango e dalla bruma maleodorante della morte, elevata dai piaceri della carne e proiettata, da uno spontaneo lascivo, al sogno.

Ecco cos’è,  a mio avviso, il realismo magico di Gabriel García Márquez.

Con un narrato che avvolge e penetra in una visione infantile di grazia che agisce sulla natura umana, in una celebrazione gioiosa di quel quid divinum che soffia dove vuole e quando vuole, facendo dei giorni degli uomini un arazzo dove si fondono il quotidiano e il miracoloso, Gabo ricostruisce  spontaneamente un’ ossessione dove l’amore si alimenta della sua stessa idealizzazione, germoglia tra le rovine della canicola caraibica,  fra i crepuscoli furibondi, tra gli orgasmi istintivi in un vortice di sensualità e sessualità primitiva, per finire ancora “vergine” tra la pelle raggrinzita presa a morsi da una bocca priva di artigli.

Un inesauribile obnubilamento capace, al momento giusto, di impedire il senso di nausea, di evitare la melma dell’inconfessabile, capace di appannare in tempo le scene cruenti, elevando il brutto con la signorilità della lirica.

“L’ amore ai tempi del colera” è la testimonianza di un amore potente ai limiti del patologico che racchiude in sé le virtù e le meschinità  dei drammi umani ma, al contempo, avvolto da un immenso candore.

Florentino Ariza ha commesso il delitto di amare Fermina Daza e il suo castigo è di amarla, ovunque, dovunque, con chiunque, sempre oltre il tempo, anche oltre la morte, un’ ombra, quest’ultima, che si affaccia furtiva con la complicità di un pendolo inclemente.

È un libro che va letto per esorcizzare una realtà  assetata d’amore ma incapace di far sgorgare dalle sue gore, ostruite dalla squallida e tremenda quotidianità, la ninfa vitale affinché possa nutrirsi.

Márquez c’è riuscito creando un universo magico proprio dallo squallido quotidiano.

Si è tuffato nell’originaria placenta con uno sguardo ebbro, curioso e smaltato di sogni, birichino proprio come un bambino, privo di malizia, puro, ancora non contaminato da brutte verità e, con il potere della sua scrittura, ha trasformato quella realtà desolata e desolante – senza per questo mortificandola – in qualcosa che rimane indelebile nel cuore dei lettori malgrado tutto.

“Senza proporselo, senza neppure saperlo, dimostrò con la sua vita la ragione del padre, il quale aveva ripetuto fino all’ultimo respiro che non esisteva nessuno con maggiore senso pratico, né spaccapietre più ostinati né direttori più  lucidi e pericolosi dei poeti”

Recensione di Patrizia Zara

L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA Gabriel García Márquez

 

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