L’AMORE PRIMA DELLA FINE DEL MONDO, di Jacopo Masini
“Scuusaaaa” ripete Gusta a Vanni.
E in fondo le scuse a volte, spesso, le dobbiamo fare a noi stessi, per come siamo bravi a ‘infrangerci’ come onde sugli scogli, pensando o essendo convinti di non poter intervenire a dare il giusto verso alle cose, credendo che tutto si tiene e che il nostro compito non è solo quello di capire come e dove vanno le cose mentre stiamo lì, dentro un tutto, ‘dentro tutto quel marasma, come un legnetto dentro una sterminata corrente oceanica’, ma di dirigere noi stessi in quell’enorme flusso di cose.
Sì, perché, il nastro, potendo, bisogna arrotolarlo dalla fine, prima della fine.
Leggere ancora una volta Jacopo Masini, (sì, ho letto Masini, non solo un suo libro) è per me una conferma. E’ confrontarsi con storie, parole, personaggi, sentimenti che sanno -e sono- di vita reale e vissuta.
In questo caso è stato percepire chiaramente che di un libro, a prescindere dalla storia che c’è nel mezzo, trovi l’essenza nella fine non solo nell’incipit, quando ‘quella cosa’ che non abbiamo mai saputo riempire (lungo tutto il libro ma anche lungo un nostro periodo di vita) ‘è vuota fino all’orlo’. E così chiudi la quarta di copertina sospirando in silenzio e realizzi che non vorresti che fosse così.
Siamo a Parma, è l’estate del 2001. Vanni è un educatore e ha in carico Gusta e Nico. Il primo è un tipo tranquillo, ottimo giocatore di scacchi (intelligenza e follia messi assieme). Il secondo è uno schizofrenico con accessi di violenza, ottimo ladro. Entrambi autosufficienti, vivono in un appartamento distaccato della Cooperativa e a Vanni spetta fare in modo che riescano a riprendere una parvenza di normalità e un minimo di autonomia. Vanni ha 27 anni, è giovane, frequenta Alice ma vuole cambiare vita, trasferirsi a Torino e lavorare in un’agenzia di pubblicità; la sua vita è dilatata, sempre sospesa, piena di risposte di rimando. Lui, sempre con ‘la voglia di distruggere tutte le cose alle quali era legato’. Alice, bella, ha belle ginocchia; in agosto parte con un’amica per un viaggio in America. Vanni si perde in miriadi di sms e intesse relazioni erotico-spassose con quelle gran gnocche di Stefania e Valentina; amplessi voluti e non voluti intrisi di birra in calde serate di agosto con l’immancabile Giacomo. Ogni tanto passa dalla Bianca a rifocillarsi, la nonna che gli ricorda che i buoni sentimenti sono importanti e ‘Te non la trovi più una che va bene’.
Vanni sente che vuole legarsi a qualcos’altro, comincia a sentire il vuoto. Il presente incalza. L’incerto è sempre così antipaticamente dietro l’angolo. Intanto arriva l’Apocalisse dell’11 settembre e lui pensa ad Alice.
Ci sono tanti modi per raccontare che nulla è scontato nella vita e che ci mettiamo un niente ad autodistruggerci, ma non è facile farlo raccontando una storia qualunque, di tutti i giorni, ‘matti’ compresi. Prendendo un ragazzo di provincia, stufo del proprio presente che poi lo ricerca e lo trova mentre quello stesso gli si sgretola in un’impensabile realtà. La scrittura di Masini è come una deflagrazione negli organi interni di un corpo, i dialoghi e le parti narrative sono così bilanciate che arrivano al cuore, alla pancia, al fegato e in bocca senti tanto la libido quanto l’amaro della bile che risale quando Vanni si ritrova solo con i cocci da rimettere insieme.
Tuttavia non so se alla fine Vanni mi sia simpatico. Masini e Gusta sì.
L’amore prima della fine del mondo,
Jacopo Masini
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