L’AMURUSANZA, di Tea Ranno
Recensione 1
Amurusanza è amorevolezza, gentilezza, quella verso chi e cosa ami, rispetti, desideri; è la parola d’ordine che Agata chiede a Costanzo, il marito morto all’improvviso, che lei sente comunque così vicino da parlargli, chiedergli consigli, quasi amarlo come vorrebbe fare da quando lui l’ha lasciata sola a mandare avanti il negozio di tabacchi e dolciumi, ma, soprattutto, a difendere la Saracina, un angolo di paradiso coltivato a limoni e aranci che il sindaco Pallante, Sua Eccellenza ‘Occhi Janchi’, avido di lei e di quel terreno, vorrebbe trasformare in discarica per ricavarne profitto.
Ma lei, la Tabacchera, riesce pian piano a scalfire il muro di omertà e collusione che circonda il primo cittadino che ha fatto del clientelismo e del favoritismo le ragioni del suo potere.
Una variegata umanità, dal parroco al maresciallo, dalle concittadine che l’ammirano al professore, dai bambini fino alla cerchia pentita del sindaco, si unisce ad Agata per cambiare il modo di vivere, di pensare, di vedere il futuro che non sia quello degli inchini e della dignità azzerata.
Sarà che amo le storie di donne, sarà che amo le storie di donne scritte da donne, sarà che amo le storie di donne siciliane scritte da donne siciliane, ma questo libro è un gioiellino, scritto con il cuore e per il cuore,
La prosa è un abile incastro di italiano e siciliano, di pensieri e azioni, di momenti grotteschi, che strappano anche qualche sorriso, e discorsi profondi, di tradizioni incrollabili e riscatti fortemente voluti.
Consigliatissimo
Recensione di Maria Cristina Caselli
Recensione 2
Il paese, negli anni 50, è stato “rovinato” da un’industria petrolchimica a cui si accede a lavorare solo se si è dalla parte giusta. Ora, Sua eccellenza il sindaco, vuole costruire una grande discarica e per questo ha messo gli occhi su “La Saracina”, di proprietà di Costanzo, ideologo di un comunismo un po’ troppo confuso con lo spirito evangelico, che va fiero e orgoglioso di quella casa bianca immersa in una natura rigogliosa di alberi da frutto, fiori e piante che domina la collina.
Il pericolo di esproprio della località, la rabbia per opporsi a questo sopruso, provocano in Costanzo un gravissimo infarto e l’uomo muore. Agata, la più bella donna del paese, da tutti gli uomini concupita e dalle donne invidiata, resta sola a combattere verso un piano diabolico che la vuole distruggere.
Ed è qui che interviene l’amurusanza, l’unica che può accedere alle “stanze della vita, parola stramma di desiderio e ardimento che squaglia il gelo e splende sparpaglio di bellezza e luce”. Grazie a questo miscuglio magico di amorevolezza che si esplica in gesti affettuosi, in piccoli doni fatti con amore, in premure, in conforto e rispetto uniti al buon cibo e alla coesione di anime, Agata non sarà più sola nella sua lotta, accendendo in tutti la speranza del cambiamento volto al bene comune.
Coinvolgente, divertente, con una musicalità linguistica intrecciata al dialetto e una prosa ben intercalata con i dialoghi, ricco di straordinari personaggi (ricorda molto una commistione di Vitali e Camilleri), leggermente impregnato di un magico realismo che verso la fine si trasforma in favola pura, il libro si legge velocemente e con piacere, coinvolgendo il lettore nella vita di quel piccolo borgo siciliano che spera di affrancarsi dall’immoralità di una politica collusa con la malavita a discapito della gente e preservare quei valori di onestà, integrità morale e rispetto reciproco dal maelstrom della corruzione.
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