L’ANIMALE MORENTE Philip Roth

L’ANIMALE MORENTE, di Philip Roth (Einaudi)

 

Recensione 1

“Ora, come sai io sono molto sensibile alla bellezza femminile. Tutti hanno qualcosa davanti a cui si sentono disarmati, e io ho la bellezza. La vedo e mi acceca, impedendomi di scorgere ogni altra cosa”

Continua il mio viaggio nella letteratura americana.

Il mio primo Roth…forte, potente, destabilizzante, folgorante.

Non sapevo cosa aspettarmi, non conoscevo il libro e nulla sapevo di questo scrittore.

Ma come tutti i grandi che hanno bisogno di poche parole, anche Roth mi ha conquistato dalla prima pagina. Non ce n’è, con alcuni scrittori la chimica la incontri dalle prime righe, ti entrano dentro e capisci che stai per conoscere una persona unica.

Ecco Roth è uno di quelli…almeno per me.

L’animale morente è un libro di poco più di 100 pagine, una sorta di confessione, di racconto, di testimonianza, di ricordo di David Kepesh, professore universitario di critica letteraria, “malato di desiderio”.

 

 

David è totalmente e inesorabilmente in fissa col sesso, con le donne, con le studentesse, le sue studentesse e da un certo punto della sua vita, con una sola, una meravigliosa ragazza cubana, Consuelo, che solo il nome è un mix di sensualità, femminilità ed eros.

Il tutto è raccontato con una cruda sensualità, a tratti brutale, tutto il rapporto sembra essere basato sul sano e puro appetito animale, non c’è coinvolgimento emotivo, di cuore, solo istinto egoistico di saziare il proprio desiderio sessuale. E’ irritante, volutamente irritante, da tanto è esplicito.

David ha 62 anni quando conosce Consuelo, che di anni ne ha 24, si nutre della sua giovinezza, per non farsi “mangiare” dalla vecchiaia, e per allontanare il più possibile lo spettro della morte, compagna ineluttabile dell’amore.

E’ un crescendo di erotismo e passione, fino al punto più alto del piacere e poi…poi tutto piano piano si placa, poi David desidera andare oltre il corpo, e inizia a guardare all’essere umano, all’anima.

Ed ecco che si intuisce che l’erotismo è il mezzo per una ricerca, la ricerca per comprendere e svelare il senso ultimo dell’essenza umana, l’anima che, quel corpo tanto desiderato, cela.

 

 

 

In questo personaggio ci ho visto un po’ di Humbert di Nabokov, colui che ha fatto terra bruciata intorno alla sua Lolita, per averla tutta per sé, e un po’ di Dorigo di Buzzati, che ha “usato” Laide per non pensare alla morte.

Non ho mai e dico mai avvertito una benchè minima traccia di volgarità nelle 100 e rotte pagine di questo testo. Ho semplicemente colto l’immensa voglia di libertà e indipendenza del protagonista, libertà da qualsiasi costrizione o pregiudizio, indipendenza dai clichè del suo tempo, che lo avrebbero voluto, marito e padre oltre che illuminato professore, David incarna l’espressione di sé più libera e primordiale, e da questa si fa trasportare. Ed è poi lui che esaudisce il desiderio più grande e importante di Consuelo nel momento più tragico della sua vita.

Grande, immenso Roth!

“Il sesso è anche la vendetta sulla morte. Non dimenticartela, la morte. Non dimenticartela mai. Sì, anche il sesso ha un potere limitato. So benissimo quanto è limitato. Ma dimmi, quale potere è più grande?”

Recensione di Cristina Costa

Recensione 2

Decido di leggere L’animale Morente di P. Roth, mi reco nella mia solita libreria e me lo faccio prendere dall’alto scaffale; in realtà quello prossimo al soffitto, che sia una sorta di Olimpo per gli Dei letterari? Con Roth è logico pensarlo, anche se nel momento dell’acquisto, mi ritrovo in mano un libriccino di 100 pagine.

( Sob! Sob! )

Io……io, che per un’oscura ragione leggo libri da 300 pagine in su, decido che voglio fidarmi del mio “amico” di Newark, e penso che sì, sarà un bellissimo racconto ma nulla più.

Lo compro.

Fino a buona parte del piccolo capolavoro, la penna dell’autore è in ogni pagina più audace; esplicita, se vogliamo usare un eufemismo.

Sesso, soltanto sesso tra un professore in là con gli anni e una sua ex studentessa cubana: Consuelo, di una bellezza conturbante. David Kepesh, il nostro “instancabile” professore, vuole rapporti senza implicazioni sentimentali, intende fermare gli anni con la sua frenesia ormonale. Strano come in così poche pagine ci sia tanto da raccontare al di là dello sfrenato desiderio dell’erotomane, in quanto, oltre al corpo di Consuelo, con i “feticci” di carne tanto desiderati da Kepesh, è intessuta una trama articolata. Mi punge vaghezza di continuare su ulteriori descrizioni, ma ho timore di “spoilerare” una storia che va letta nella sua interezza riguardo le diverse dinamiche che ci trasportano in una conclusione romantica nell’accezione alta del significato. Posso solo aggiungere che ci sarà una morte: fisica o altro? So soltanto che le ultime righe mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Siamo veramente certi che la penna di Roth sia assimilabile a un bisturi e che contenga inchiostro frammisto ad arsenico, e che lui non sia, anche se velatamente, indulgente col genere umano spesso fallace ignaro e naturalmente con se stesso?

Recensione di Gina Ficorilli
L’ANIMALE MORENTE Philip Roth

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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