L’APICOLTORE, di Maxence Fermine
Un romanzo che è una fiaba, una poesia, il racconto di un sogno.
Pagine di raro lirismo che raccontano una vita, che riempiono di speranze, che fanno vacillare le certezze, che regalano un senso di pace interiore.
C’è la vita in questo racconto: c’è il futuro davanti a sé, c’è il coraggio di un sogno, c’è la scelta, c’è l’avventura, c’è la sensualità delle vite disperate, c’è la speranza e un pizzico di follia, c’è la catastrofe e c’è la rinascita e arriva anche l’Amore…e da non dimenticare c’è la saggezza di un tempo che non è più.
Aurélien vive in Provenza con il nonno, nel 1885.
Abitano in una casa ocra con le finestre blu e intorno, a perdita d’occhio, campi di lavanda assolati e caldi.
Aurélien porta nel cuore il suo sogno di bambino: affascinato dalla traccia dorata che un’ape aveva lasciato nel palmo della sua mano, vuole dedicare la sua vita alla cura delle api.
Aurélien, in queste pagine diventa uomo, i fatti e le avventure non mancano ma non credo che “gli avvenimenti” rappresentino l’essenza di queste pagine.
Chi legge si ritrova immerso in un’atmosfera avvolgente e poetica.
Le luci, i colori, i profumi, i rumori ci conducono per mano in quel paesaggio fianco a fianco al nostro giovane protagonista, sempre teso a raggiungere il mondo che ha sognato.
Porterò con me Il ronzio di mille api, il bagliori dell’oro luccicante sotto il sole del deserto, i riflessi ambrati del miele, il colore dei campi di lavanda cavalcati dal vento di Provenza.
E non dimenticherò che nella vita bisogna vivere ogni ora all’altezza dei propri sogni.
Recensione di Gabriella Calvi
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