L’ARTE DI AMARE Erich Fromm 

L’ARTE DI AMARE, di Erich Fromm (Mondadori)

Per almeno un paio di secoli il romanzo è stato uno strumento che serviva al lettore come aiuto e come stimolo al pensiero e all’autoanalisi.

Oggi sembrerebbe che la questione si sia completamente ribaltata.

E che sia cioè il lettore (in quanto target) a fungere da stimolo alla produzione di testi intercambiabili che hanno il solo scopo di appagare e di ammansire e di titillare senza mai scomodare l’individuo dalle proprie certezze. Non solo etiche ma anche estetiche.

Dall’educazione al pensiero (ex-ducere) si è passati alla sua narcotizzazione.

Narcos (sonno) è la stessa radice etimologica, non a caso, che sta alla base della parola ‘narcisismo’. La favola del bel giovane innamorato di se stesso è strettamente intrecciata con l’assopimento della coscienza, anche letteraria.

La ninfa Eco ripete all’orecchio del proprio innamorato le parole che questi vuole sentirsi dire: le sue stesse affermazioni gli tornano indietro ammantate dalla apparente legittimità di uno sguardo esterno. Quello di Narciso è un parlarsi addosso, autoreferenzialità pura travestita da rapporto d’amore. Amato e oggetto d’amore collaborano sincreticamente alla dissoluzione di ogni costruttività, di ogni progressione. In una parola: di ogni futuro.

La produzione di massa necessita di lettori i cui gusti siano standardizzati e possano essere facilmente previsti e influenzati, dice Fromm. Necessita di uomini che si sentano liberi e indipendenti, che non si assoggettino ad alcuna autorità e tuttavia siano desiderosi di essere comandati, di fare ciò che ci si aspetta da loro, di adattarsi alla moderna macchina priva di frizione; che possano essere guidati senza la forza, guidati senza capi, incitati senza uno scopo, tranne quello di rendere, di essere sulla breccia, di funzionare, di andare avanti come automi consumatori.

Qual è il risultato? Risponde Fromm che l’uomo moderno è staccato da se stesso, dai suoi simili, dalla natura. Il cibo di cui la sua mente si nutre è un cibo sminuzzato, precotto, predigerito come quello che i pulcini ricevono dagli stomaci delle solerti madri.

In breve tempo però i pulcini impareranno a volare e nutrirsi da soli, scegliendo da sè gli elementi del proprio pasto.

I lettori invece no.

L’ARTE DI AMARE ☆ ERICH FROMM, 1956

Recensione di Marcello Ferrara Corbari

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.