L’Attraversaspecchi Christelle Dabos

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L’Attraversaspecchi, di Christelle Dabos

Vol. 1 Fidanzati dell’inverno
Vol. 2 Gli scomparsi di Chiardiluna
Vol. 3 La memoria di Babel
Vol. 4 Echi in tempesta

Chi mi conosce sa che il mio rapporto con le saghe è molto particolare: oltre la trilogia difficilmente vado.
L’ultima lunga saga che ho letto è stata quella de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, che, visto come non è finita, mi ha convinta ancora di più a diffidare quando il numero dei volumi inizia a salire troppo.

In questo caso, prima di comprare il primo volume, che mi aveva incuriosita, mi sono informata e pareva essere una trilogia già conclusa in lingua originale. O comunque queste erano le voci che giravano in Italia.
Altro insegnamento che ne ho tratto: non fidarsi mai delle voci!

 

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Visto come è finito il terzo era assolutamente impossibile che non ce ne fosse un quarto e difatti… con l’uscita del terzo in Italia (direi nella stessa settimana) è stato presentato il “capitolo conclusivo” della saga in francese.
Poco male, da tre a quattro cambia poco a meno che…
Se trovo chi ha fatto in modo che il finale aperto iniziasse ad andare di moda, lo strozzo con le mie mani!
Al momento la saga pare finita, ma nulla, decisamente nulla, vieta all’autrice da qui a un po’ di tempo, di ritornare ad avere voglia di scriverne un altro capitolo.
Insomma, io e le saghe proprio non andiamo d’accordo.

 

 

Questa tetralogia però mi è piaciuta. L’ho apprezzata tanto e senza svelare nulla o quasi della trama, che è bello scoprire di pagina in pagina, ho proprio voglia di parlare dettagliatamente della struttura e dei punti di forza a mio parere.
L’autrice col primo volume ha voluto lanciare nel mare magnum dei lettori fantasy una rete molto grande per poterne abbracciare un gran numero.

Lo ha intitolato “I fidanzati dell’inverno” e ha accalappiato con un colpo solo sia i lettori (e soprattutto lettrici) più giovani e interessati a rapporti umani (di coppia in particolare) sia i fans di G.O.T. perché, da quando Martin ci ha ricamato sopra, l’Inverno ha di colpo assunto tutto un fascino particolare.

Dentro è un’altra storia: tutto ruota attorno ad un fidanzamento, ma lo scopo di questo libro è chiaramente e palesemente di natura diversa.

 

 

L’autrice deve introdurci nel mondo che ha creato e lo fa come se fosse in un laboratorio e stesse osservando un vetrino al microscopio. Va a fondo nell’infinitamente piccolo, presentandoci il luogo fisico dove avviene la vicenda, una parte piccolissima di questo universo, e con degli inserti in corsivo (con cui ci abituerà bene) fa delle panoramiche sull’infinitamente grande.

Già da subito si comprendono i piani paralleli su cui si svolge la storia, ma questo libro ne prende in considerazione quasi ed esclusivamente solo uno e ce lo presenta ingolosendoci con una vicenda che di melenso non ha proprio niente.
Una chicca (bonaria) sulla trama: gli abitanti di questo “pianeta” (dopo averlo letto lo chiamerete diversamente) sanno animare gli oggetti a seconda del loro stato d’animo.

Con un incipit così e con il fatto che già nel primo libro c’è un viaggio, parte subito la curiosità sulle caratteristiche degli altri pianeti.

 

 

Il secondo libro soddisfa immediatamente questa muta richiesta. L’autrice nel suo laboratorio passa ad ingrandire ancora di più e a farci trovare nella corte di un altro pianeta. Accadono cose strane, c’è un giallo (molto poco scontato) da risolvere, e gli inserti in corsivo sulla Storia Universale che sottende la trama aumentano.

Il terzo libro cambia totalmente prospettiva, e infatti i più lo giudicano lento e a tratti noioso.
E’ vero, ma è tutto preparatorio. Passiamo dall’infinitamente piccolo al grande. Protagonista è un pianeta che si chiama Babel, che si sviluppa in altezza (vi dice qualcosa?) e che ospita gli abitanti di tutti i pianeti. Riferimento biblico (non è il primo, anzi forse è proprio l’ultimo!) chiarissimo, ma lei è tutto tranne che scontata.

 

 

Rende subito il luogo da comune a paradossale: in questo pianeta c’è un codice stabilito da una oligarchia chiamata Lux (perdonatemi i minimi spoiler ma qualcosa va detta) che punisce severamente chi pronuncia parole proibite contenute in una apposita lista. Nel paese dove coesistono tutte le lingue, c’è la volontà (anche violenta) di uniformare tutto ad una serie di regole molto severe. Ad esempio vestono tutti di bianco. I “diversi” sono “ospitati” in un istituto…
Gli inserti diventano parte integrante del libro perché pure la nostra protagonista, che si chiama Ofelia vi si ritroverà incastrata (questo è un po’ prevedibile, però non scontato, soprattutto per quel che riguarda la modalità che l’autrice sceglie).

Dove sarà mai ambientato il quarto libro? Ovviamente nell’istituto e ovviamente nel metafisico, ma, sorprendentemente, anche nella pura matematica.

 

 

I tre libri precedenti sono preparatori alla complessità di questo ultimo volume che raggiunge livelli importanti.
E’ soprattutto per questo che il finale aperto mi indispone. Avendo raggiunto il climax col quarto, o crea un’altra serie parallela di libri che andranno a ricrearne un altro oppure non ha senso un finale così.
La possibilità di una continuazione mi indigna molto.
E’ perfetto così, non manca proprio nulla.

Il livello di paradosso è talmente alto che ci abitua a considerarlo normale.
Io ho trovato una perfezione nei dettagli notevole. Tutto è detto per uno scopo. Da particolari quantici si arriva a discorsi su massimi sistemi con una naturalezza che mi ha stupita.

L’autrice “usa” il fantasy per dire qualcosa, per stimolarci a riflettere e questo, in un ambiente come la letteratura fantastica che si è notevolmente annacquato, è rarissimo.

Mi è piaciuta molto, la consiglio e sono disposta a passare sopra l’indisposizione sul finale ma…
Non so se leggerò mai un possibile seguito, qualora l’autrice dovesse decidere di scriverlo.

Buona lettura

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