LE CANZONI DI NARAYAMA, di Shichiro Fukazawa
Nel Giappone arcaico, O-Rin è una grintosa vecchietta per la quale niente al mondo è più importante dell’ossequio delle tradizioni e dell’armonia tra gli abitanti del povero villaggio tra i monti dove vive con la sua numerosa famiglia: non si oppone, quindi, all’usanza che prevede che i vecchi vengano abbandonati a morire su una montagna sacra…
Prima di analizzare questo romanzo, è necessaria una premessa: “il monte dove abbandonano le vecchie” è un elemento leggendario e non ha mai trovato nessun fondamento storico, nonostante sia stata citato in molte espressioni artistiche nipponiche, dal teatro al cinema.
Il romanzo di Fukazawa non è, però, mitologia. Scritto agli inizi degli anni 60, si rivolge a un popolo provato dalla terribile esperienza della guerra, esaltando lo spirito giapponese autentico, incarnato nell’orgogliosa O-Rin, fieramente disposta a “tollerare l’intollerabile” (fu con questa frase che l’Imperatore esortò il popolo ad arrendersi) per il bene comune; una delle cose che colpisce, in questo strano romanzo, presentato nella veste di studio etnologico ma comunque opera di finzione, è che lo spirito giapponese autentico non è incarnato da bellicosi samurai, raffinate geisha o intellettuali dediti alla cerimonia del tè, ma dai poveri montanari di un Giappone ancestrale, selvaggio ma libero da ogni condizionamento dottrinale, dove ogni sforzo è teso alla pura sopravvivenza e niente è taciuto o sottinteso.
Lirico, pur non nascondendo la brutalità della vicenda che racconta, il romanzo di Fukazawa è una lettura “scomoda”, molto lontana dalla sensibilità di noi lettori occidentali del secolo XXI, ma se siete tra gli impavidi disposti a cambiare, per una volta, angolazione, potreste scoprire un autore (che pochi anni dopo fu costretto dalla censura a cessare ogni attività) e un Giappone davvero originale.
Da questo romanzo sono stati tratti due film: uno, molto famoso e che consiglio di recuperare, vinse il Festival di Cannes negli anni 80.
Recensione di Valentina Leoni
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