LE COSE CROLLANO, di Chinua Achebe
«Quando i missionari giunsero, gli africani avevano la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»
(Jomo Kenyatta)
Primo di una trilogia, Il romanzo venne pubblicato nel 1958 ma in Italia uscirà solo vent’anni dopo. Achebe, considerato il più grande scrittore africano, con questo suo libro ci trasporta in Nigeria, nel periodo precoloniale.
Potemmo definire il romanzo una parabola discendente, dove l’autore, con intensa semplicità, racconta la vita del protagonista Okonkwo e del clan a cui egli appartiene. Mano a mano che il racconto si snoda, entriamo in confidenza con fatti di vita quotidiana lontani dalla nostra cultura. La sensazione che ho provato leggendo, è stata quella di trovarmi letteralmente catapultata in una società fortemente primitiva poiché ancorata a credenze e costumi atavici. Siamo in un villaggio abitato da popolazioni nomadi, costituito da capanne fatte con fango e paglia.
La società descritta è patriarcale, con una religione votata al culto degli antenati, fondata sul timore degli spiriti con una attenzione particolare rivolta al responso degli oracoli. Improvvisamente l’irruzione degli europei, con le loro leggi e la loro religione, cambia l’ordine delle cose con cui Okonkwo è nato e cresciuto. Da qui l’inizio del crollo. Così la reazione del protagonista sarà solo il principio di una parabola che lo porterà nella polvere.
Achebe, con uno stile semplice ma fortemente evocativo, racconta partendo dal suo cuore e dalla sua pancia la fine di una civiltà, quella della sua gente, il popolo africano, sopraffatto dalle leggi dei mercanti europei e dei missionari cristiani, implacabili portatori di “cultura e libertà”.
Recensione di Marzia De Silvestri
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