LE FINESTRE DI FRONTE, di Georges Simenon (Adelphi)
Siamo a Batum sul Mar Nero, nei primi anni dell’Unione Sovietica di Stalin, e Adil Bay e il nuovo console turco dopo che il suo predecessore è scomparso in circostanze poco chiare. L’appartamento di fronte alle sue finestre è occupato da un alto funzionario della polizia investigativa la cui sorella Sonia è tra l’altro la segretaria dello stesso Adil Bay. Quest’ultimo, nei giorni del suo incarico, toccherà con mano una realtà fatta di tante cose non dette e di altre che non si possono dire e sperimenterà la costante e monotona sensazione di essere sempre sotto osservazione, in un gioco strano dove si mescolano amori, inganni, morte e dove non si può sapere chi siano gli amici e i nemici.
In un romanzo dalla forte impronta poliziesca Simenon ci restituisce l’atmosfera oscura e tesa dell’Unione Sovietica, in un periodo per altro in cui non si avevano notizie certe ma discorsi frammentari e poco altro, regalandoci una storia dove la calma apparente cela un pericolo imminente e nella quale dietro l’apparente monotonia troviamo quei passaggi degni delle migliori spy-story. Un romanzo che parte forse a fatica, con un inizio che sembra quasi staccato dal resto del racconto, ma che pagina dopo pagina è in grado di catturare il lettore trascinandolo nella dimensione criptica vissuta dal protagonista fino a un finale del tutto lontano dalla banalità
Recensione di Enrico Spinelli
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