IL PASSAPAROLA DEI LIBRI HA INTERVISTATO Cinzia Orabona dell’Enoteca Letteraria Prospero (Palermo)
– Quando nasce la vostra attività?
Prospero ha aperto i battenti lo scorso 28 novembre 2018, una corsa contro il tempo per aprine entro l’anno, superando milioni di cavilli burocratici, autorizzazioni e licenze.
– Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
– Lettori si nasce o si diventa?
– Essere librai nel 2019. Che cosa è cambiato nel mestiere di libraio e nel ruolo del lettore negli ultimi anni?
È dura. Una piccola libreria indipendente come la mia compete inevitabilmente con gli sconti di Amazon. Per questo il ruolo del libraio è fondamentale nel rapporto con i lettori: non è consentito sbagliare. Essere libraio presuppone un’attività n necessaria tanto quanto a uno scrittore: leggere tanto! Non si può pensare di suggerire un libro senza averlo letto, senza aver provato delle emozioni, senza comprendere quale libro è adatto a quella persona.
– Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio?
– Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti social e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
Io sono molto social. Condivido le mie esperienze di lettura da sempre, suggerendo libri che non mi hanno lasciato indifferente. I profili social di Prospero (Facebook e Instagram) sono attivi da prima che aprissi. Non abbiamo altri canali di comunicazione , fatta eccezione per la newsletter che invio con cadenza settimanale.
– In base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre meno?
– Esiste una strategia per invogliarli di più?
L’offerta c’è ed è variegata. Credo che al contrario della mia generazione oggi ci siano talmente tanti stimoli forniti dall’accessibilità a tutti a internet, che sia veramente complicato. Probabilmente si potrebbe trovare un modo proprio attraverso il web.
– Come vi ponete nei confronti della lettura digitale, la considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Ho un Kindle da sempre. Lo uso in viaggio, quando non posso portare con me bagagli troppo ingombranti e carichi di libri. Facilita la vita e non credo sia una minaccia per l’editoria: la carta è un’altra cosa.
– Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di culto o veri e propri tormentoni, come “Il caso di Harry Quebert” o “la Saga dei Cazalet” o ancora “I leoni di Sicilia” , non tanto per la loro qualità artistica quanto per il passaparola costante sulle reti sociali, quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti sul motivo di tale successo?
Il passaparola è un’arma a doppio taglio. Non dimentichiamo “50 sfumature di grigio” o uno qualsiasi dei libri di Fabio Volo. Per fortuna in classifica arrivano e rimangono anche libri come Leoni di Sicilia, frutto del lavoro di studio e della competenza di una scrittrice come la Auci, che sta facendo conoscere parte della storia della nostra città in tutta Italia.
Le classifiche sono una moda, i lettori che leggono inerti culturali sono sensibili al podio dei titoli più letti.
– Qual è il titolo che secondo voi diventerà il prossimo tormentone?
Il libro di Camilleri custodito nella cassaforte dei Sellerio da oltre 20 anni.
– Consigliate un libro, secondo voi imperdibile ai nostri lettori?
In questo momento in cui la Siberia brucia e il cambiamento climatico preannuncia disastri ambientali irreversibili, consiglio un libro che racconta la storia dell’uomo che per primo ha parlato di ecologia: George Perkins Marsh “L’ambasciatore delle foreste” del giornalista Paolo Ciampi, Arkadia Editore
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