IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Gerardo Mastrullo – La Vita Felice Editore
– Presentatevi ai nostri lettori. Come nasce la vostra casa editrice, come si è sviluppata e quali sono gli eventuali piani per il futuro?
La casa editrice è nata a settembre del 1992, in occasione della seconda edizione della fiera “Parole nel Tempo” di Belgioioso e a qualche amico (PV) dedicata ai piccoli editori. Durante quell’evento abbiamo presentato una plaquette di Alda Merini che raccoglieva una ventina di poesie dettate direttamente al sottoscritto. La casa editrice si è poi data una struttura vera l’anno seguente, quando è stata consolidata l’idea di una nuova piccola casa editrice, votata al tascabile ed economico ma di qualità e con contenuti ricercati e soprattutto ben curati. La stessa cura e attenzione è stata posta nel progetto editoriale con la scelta del carattere, del progetto grafico delle pagine e delle copertine, delle carte su cui stampare e l’attenzione quasi maniacale alla qualità della stampa e della confezione. Sono nate proprio nel 1993 le collane che ancora oggi caratterizzano e qualificano il catalogo de La Vita Felice: “Labirinti”, dedicata ai poeti di tutto il mondo e di tutte le epoche, spesso in prima edizione italiana e, se stranieri, con testo originale a fronte; “Il piacere di leggere” dedicata ai grandi scrittori della letteratura mondiale, con testi spesso inediti e poco conosciuti, sempre proposti con nuove traduzioni, breve introduzioni e note e il testo originale a fronte; “Saturnalia”, collana dedicata ai classici latini e greci e “La coda di paglia”, una collana di “varia umanità” che propone al lettore colto e raffinato titoli rari e curiosi, inediti o riproposti dopo lungo oblio.
– A che tipo di lettori si rivolge?
I nostri libri sono perfetti per il lettore colto e raffinato, ma anche per coloro che semplicemente vogliono soddisfare una curiosità letteraria o vogliono leggere un breve testo o un’opera giovanile di un grande autore che spesso i grandi editori trascurano. In realtà, la qualità del libro e il prezzo accessibile a tutti, rendono i libri de La Vita Felice interessanti per tutti coloro che semplicemente amano leggere classici, ma anche poesia e romanzi di qualità.
– Qual è il titolo, l’autore oppure il progetto editoriale al quale siete più affezionati e perché?
A questa domanda è facile rispondere, perché così come per altri aspetti della vita, anche per un editore il primo libro non si scorda mai. Nel mio caso è il libro “Ipotenusa d’amore” di Alda Merini, a cui sono seguiti “Titano amori intorno” e “La palude di Manganelli o Il monarca del re” della stessa autrice: sono stati i primi tre libri pubblicati dalla casa editrice. Tuttavia, non posso non citare la scoperta nel 1996 di Henry David Thoreau, di cui non conoscevo nulla e la cui lettura in inglese di “Life without principle” mi ha aperto un mondo nuovo, convincendomi a cominciare la traduzione e pubblicazione di tutta la sua opera e, poiché non c’è due senza tre, l’incontro con la poesia giapponese, nel 1995, grazie al missionario Luigi Soletta, vissuto quarant’anni in Giappone, che mi propose la pubblicazione del libro “Poesie di Ryokan, monaco delle zen”; da allora ho pubblicato più di una quindicina di libri di autori giapponesi, quasi tutti con testo a fronte.
– In Italia si legge poco, così dicono le statistiche. Secondo voi è vero e perché e cosa si poterebbe fare per invertire la tendenza?
Purtroppo è vero che in Italia si legge poco, e soprattutto leggono molto i cosiddetti “lettori forti” e molto poco i “lettori deboli”. Per anni si è pensato che la gente leggesse poco per via della televisione (a cavallo tra Ottocento e Novecento, il bibliofilo francese Octave Uzanne aveva ipotizzato la fine dei libri a causa dell’invenzione del grammofono). Oggi il vero nemico del libro e della lettura in Italia è lo smartphone, è essere continuamente collegati a internet: abbiamo la sensazione di sapere già tutto perché abbiamo letto una riga di notizia e una breve recensione. Da qui anche la crisi dei giornali quotidiani e delle riviste.
Credo che per recuperare lettori alla lettura (il gioco di parole ha solo valore rafforzativo) bisogna cominciare dalla scuole, dove deve essere trasmesso il “piacere della lettura” e non “l’obbligo della lettura”: il primo crea lettori forti e duraturi, il secondo, dopo l’obbligo scolastico, allontana i giovani lettori dai libri, spesso per sempre, o almeno fino al raggiungimento della maturità.
– Cosa ne pensate delle vendite online che stanno sempre più prendendo il posto delle librerie tradizionali?
Siamo una casa editrice di catalogo, con la tendenza a non pubblicare bestseller, ma libri che rimangono in “vivi” e che continuano a vendere negli anni. Le librerie, purtroppo, hanno perso l’abitudine di curare il catalogo (un tempo, anche nelle librerie più grandi, si potevano trovare tutti i libri di Adelphi, di Sellerio e di tanti altri editori) a tutto vantaggio delle novità, ma le novità si trovano dappertutto, il catalogo no. In questo modo le librerie, anche quelle piccole e indipendenti, hanno abdicato a favore dei siti di vendita online la presenza e disponibilità di quasi tutto il catalogo di un piccolo editore. Giocoforza, se si vuole comprare un libro della Vita Felice pubblicato tre anni fa, o ci si avvale dell’amico libraio che si impegna a ordinarlo, o si acquista su internet con consegna in due o tre giorni se non addirittura in meno di 24 ore. Tuttavia gli editori non devono abdicare alla potenza dei siti di vendita online e, anzi, devono cercare di costruire una rete di piccole librerie “amiche” che con un investimento comune, possano ospitare e proporre anche i libri di un piccolo editore.
– Qual è il vostro rapporto con i social, con quale strategia li usate e se ne traete dei vantaggi?
I “social” sono la grande invenzione del terzo millennio. Hanno calamitato l’attenzione di miliardi di persone e fanno “consumare” il tempo di moltissimi di questi. Hanno un grande potere divulgativo e comunicativo a cui non è ancora corrisposto un valore commerciale. Sui social si può fare “marketing” della parola, far conoscere la propria attività, diffondere la notizia di un evento. Personalmente non amo molto i social, ma fin da subito ho pensato e creduto che una casa editrice “dovesse esserci” e, quindi, ci siamo. Negli ultimi anni abbiamo anche investito parecchie risorse proprio per ampliare e migliorare la nostra presenza e richiamare sempre più l’attenzione sulla nostra attività. I social, ancora oggi, rappresentano una sfida. Noi l’abbiamo accettata e siamo pronti per la terza decade del terzo millennio
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