IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Venera Leto della Libreria Colapesce, libri, gusti, idee a Messina
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
Grazie della vostra curiosità.
Sono Venera Leto e non posso dire di essere un libraio, al massimo sono un architetto.
Colapesce nasce 5 anni fa per volontà di due fratelli che intraprendono poi scelte personali differenti. Io subentro a quel punto, tre anni fa, quando il mio caffè letterario preferito rischiava di chiudere e decido di dargli una seconda vita.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
Colapesce si occupa prevalentemente di libri d’arte: illustrati, fotografia, architettura. Scherzando dico che siamo a prova di lettore pigro perché a volte qui può permettersi di guardare solo le figure.
Lettori si nasce o si diventa?
Lettori si diventa. E’ chiaro che l’approccio durante l’infanzia alla lettura è fondamentale ma Io sono assolutamente convinta che l’avvicinamento alla lettura può subentrare a qualsiasi età.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
SI sono modificate le modalità di fruizione. L’offerta è più ampia ma non credo sia un male, anzi.
Che sia attraverso un tablet, un booklet o un kindle ben venga purchè si legga. Tuttavia con il libro d’arte credo che il contatto “analogico” sia fondamentale ed anche a questo è dovuta la mia scelta di occuparmi di una libreria di genere.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binom io? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
Non guardo con orrore al binomio lettura/rete sociali. Penso che i social media siano uno strumento e come tali dipende da come vengono utilizzati. Sicuramente hanno un enorme potenziale divulgativo e sottovalutarlo significherebbe essere anacronistici. Siamo presenti sulle rete sociali e cerchiamo di svolgere anche lì il nostro compito di coinvolgere e indirizzare il lettore.
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
La prima cosa che mi viene in mente sono le bellissime illustrazioni di Tom Purvis delle copertine della saga dei Cazalet. Forse la cosa che mi piace di più di questi progetti che avete nominato (eheh). Credo che in realtà il successo dipenda soprattutto dal fatto che ci siano in entrambi i casi delle serie tv corrispettive.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Spero in un ritorno dei grandi classici.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
Credo che la scuola abbia una responsabilità fondamentale in tal senso. Nel nostro piccolo organizziamo gruppi di lettura o letture recitate per invitare i più giovani ad avvicinarsi al mondo della lettura.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Involontariamente ho già risposto precedentemente.
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
Sempre pensando ai più giovani mi sento di consigliare “La storia dell’arte di E.H. Gombrich” perché con chiarezza espositiva consente di avere un primo approccio al mondo affascinante dell’arte e “lettera a Matilda” di Camilleri perché è un insegnamento lucido di molti aspetti della storia del nostro paese che purtroppo i ragazzi di oggi ignorano.
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