IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Elisa Lippi e Alessandro Sapuppo della Libreria Florida Firenze
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
La libreria Florida e’ orgogliosamente una piccola libreria di quartiere dagli anni ’50 e, come si usava all’epoca, vendeva libri, quaderni e articoli da regalo. Noi siamo subentrati alla madre di Elisa a metà degli anni novanta e ci siamo concentrati esclusivamente su i libri.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
I nostri clienti sono prevalentemente abitanti del quartiere; negli anni il nostro lavoro è stato sempre più mirato alla creazione di una comunità di lettori che potesse venire da noi per scambiarsi reciprocamente impressioni e gusti letterari.
Lettori si nasce o si diventa?
Direi che lettori si nasce, poi è la vita che eventualmente ci allontana dalla lettura.
Tutti i bambini che iniziano la prima elementare sono curiosi di imparare a leggere e alla fine del ciclo elementare i lettori sono circa il 70% degli studenti ;ma è crescendo che ahime’ crolla il numero dei lettori. Forse c’è qualcosa di profondamente sbagliato nell’approccio verso il libro, la lettura -e la cultura in generale- che allontana molte persone
dalla lettura.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e
nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
Negli ultimi anni il mercato del libro ha avuto una rivoluzione epocale: l’avvento della lettura digitale e della vendita on line hanno pesantemente contribuito alla chiusura di moltissimi punti vendita, sia fra le grandi librerie anche di catena che, ancor di più, fra le librerie indipendenti. Soltanto chi ha saputo reinventare il proprio modo di essere libraio,
offrendo la propria particolarità o servizi che vanno al di là della semplice vendita è riuscito a sopravvivere. Certo è che gli sforzi per riuscire a contenere le spese e poter vivere di questo mestiere si sono raddoppiati ed è molto difficile riuscire a
portare avanti una libreria!
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può
essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete
presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra
attività?
Siamo abbastanza attivi su i social network con un discreto riscontro, ma, a dire il vero, non abbiamo ancora capito se, nel nostro caso, ci aiuti concretamente nella vendita di più libri e nella maggiore conoscenza della libreria
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di
“libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry
Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità
artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti
sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito
e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Perché un libro diventi un libro di culto o il classico tormentone è una cosa che nessuno sa con precisione.
La storia più o meno recente dell’editoria italiana è piena di libri che sono stati rifiutati da case editrici e che poi si sono rivelati successi importanti: basti pensare ad Harry Potter che fu rifiutato da una delle più grandi case editrici italiane, o addirittura Italo Calvino rifiutato da Mondadori, il Gattopardo da Einaudi e tanti altri illustri autori.
In Italia abbiamo avuto e abbiamo grandi editor che svolgono un compito importantissimo nella filiera del libro, ma non sempre il risultato è quello atteso. Il libro che diventa un long seller o un caso editoriale molto spesso parte anche grazie alla spinta di una buona campagna promozionale ma fa molto anche il passaparola fra lettori e, ci piace pensarlo, il contributo dei librai che iniziano a proporre quel libro. Credo fermamente che l’unico libro bello sia quello che piace, e non sempre si riesce a capire perché proprio quel libro debba piacere proprio in quel momento.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Beh, non saprei proprio, come dicevo sono tanti i fattori che contribuiscono alla nascita del tormentone e al momento non so fare una previsione certa Sono semmai più interessato a capire in base a quali circostanze si sviluppano questi fenomeni, in modo da poter offrire ai mie clienti libri analoghi o che possano comunque riscontrare i loro gusti.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato
molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla
vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste
una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a
che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
Purtroppo il problema non è tanto invogliarli alla lettura ma cercare di non allontanarli!
Chi ha iniziato la carriera di lettore con curiosità e divertimento potrà avere un calo di lettura durante alcuni periodi della vita, magari proprio con la fase adolescenziale, ma ne manterrà sempre un ricordo piacevole e prima o poi dedicherà nuovamente un po’ del suo tempo alla lettura. Certo, se si obbliga i ragazzi a leggere libri che “si devono leggere
una volta nella vita” o se pensiamo di fargli leggere quello che piace a noi, non possiamo stupirci se si allontanano dalla lettura! Raggiungeremmo lo stesso risultato obbligandoli a fare lo sport che piace a noi o a fargli mangiare quello che vogliamo noi. Credo che ci debba essere un maggiore rispetto dei gusti degli altri, anche se sono bambini o adolescenti, che non vuol dire abbandonarli ma proporre buoni libri seguendo ogni singola lettrice e lettore.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una
risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro
dell’editoria?
Ovviamente se una persona legge in e-book compra meno libri ma quando frequenta la libreria penso che il mestiere del libraio, o almeno il mio modo di essere librario, sia proporre libri che non gli verrebbe in mente di scaricare, libri che non conosceva perché usciti da tanto tempo e passati un po’ in sordina. La nostra più grande soddisfazione è quando
buoni lettori, siano essi di libri di carta che di libri ”finti”ci dicono che da noi trovano libri di cui non avevano mai sentito parlare. Ecco, a noi piace puntare sull’aspetto umano e comunicativo: quel libro molto probabilmente non sarebbe riuscito a trovarlo se non recandosi fisicamente in libreria.
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
Non esiste un libro imperdibile, l’unico è quello che piace proprio a voi. Sono convinto che un libro, come qualunque opera d’arte, non debba trasmettere un’emozione ma la debba tirare fuori da noi, e noi siamo tutti differenti.
Vi posso dire solo di leggere, magari fatevi consigliare da chi lo sa fare, perché leggere (bene) è una delle cose più belle che vi potranno capitare nella vita. Si vive bene anche senza leggere, ma non saprete mai cosa vi siete persi!
Umberto Eco affermava: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito.. perché la lettura è un’immortalità all’indietro”
Commenta per primo