IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Giovanni Cavallaro della libreria Il Granaio di Dolo (VE)
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
La libreria Il Granaio nasce da un desiderio e da un’esigenza: quello di aprire una libreria e quella di aprirla a Dolo, dove una libreria non c’era più. Lavoravo nella storica libreria del paese, punto di riferimento per tutta la Riviera del Brenta, che ha chiuso nel marzo 2018 così ho deciso di aprire una nuova libreria che potesse essere un luogo di ritrovo e aggregazione per i numerosi lettori del territorio.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
I più vari. Essendo una libreria generalista, ma non qualunquista, cerco di offrire la più ampia scelta possibile in fatto di argomenti, anche se le mie particolari preferenze (arte, poesia, saggistica e tutto quanto sia oggetto-libro di qualità) si manifestano su ogni scaffale. Quindi si va dal lettore forte che cerca letture nuove ed inusuali che possano gratificare la propria ricerca di stupore al lettore occasionale, che cerca il titolo specifico che gli è stato consigliato; dal bimbo che cerca l’ennesimo libro sui dinosauri allo studente che deve approfondire un argomento per una ricerca scolastica.
Lettori si nasce o si diventa?
Lettori si diventa, a qualsiasi età! Io stesso iniziai a leggere, senza più smettere, solo a 14 anni. Molte persone mi chiedono di consigliare loro un libro che possa far tornare la voglia di leggere che magari una lettura poco adatta al momento di vita che stavano attraversando ha allontanato irrimediabilmente.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
La mia esperienza da libraio temo sia troppo breve per esprimere un giudizio, ma da lettore posso dire che il ruolo del libraio è sempre più importante e delicato. Quella del libro è una vendita emozionale, la materia alla base dell’acquisto di un libro non è l’oggetto-libro, bensì la qualità del tempo che la lettura del libro richiede, e questo è un bene che in nessun modo si può rifondere al lettore.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
Non credo che la tecnologia debba essere considerata un ostacolo, quanto più un’opportunità. Ricordo quando la stessa diffidenza che si ebbe nei confronti della tv, mezzo attraverso il quale io ebbi modo di vedere programmi culturali che mi indirizzarono verso i capisaldi della letteratura, dell’arte e della musica. La libreria sfrutta i social, Facebook ed Instagram in particolare, per promuovere le attività e gli incontri che si svolgono in libreria, ma anche come vetrina per mostrare i nuovi arrivi, le case editrici che ospitiamo ed i libri che amiamo.
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Questo credo sia dipeso dal fatto che i lettori che frequentano piattaforme per altri lettori abbiano più o meno gli stessi gusti, ricerchino lo stesso tipo di storie e si fidino dei consigli che ricevono da altri frequentatori di tali piattaforme. La stessa cosa che accade nella realtà, tra frequentatori di librerie fisiche, i quali eleggono l’una o l’altra come loro preferita sulla base dei titoli che più frequentemente ritrovano sugli scaffali, dei consigli del libraio e degli altri lettori che incontra in quel luogo.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
A questo gioco ho sempre perso, dunque preferisco non esprimermi.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
Secondo la mia esperienza, i ragazzi sono tutti dei potenziali lettori forti, quello che manca loro è l’esempio che conduce all’opportunità. Se un ragazzo non legge probabilmente non ha mai visto i genitori trascorrere qualche minuto al giorno con un libro in mano, e se i genitori non leggono non ci sono libri in casa che possano incuriosire il ragazzo. L’unica strategia in cui credo è l’esempio.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Non ho mai considerato l’ebook una minaccia, troppo differenti sono le esperienze di lettura. E’ evidente che un ereader in grado di contenere migliaia di testi è ovviamente utilissimo a chi debba portare con sé per lavoro codici, documenti o interi faldoni da consultare magari in treno, ma il lettore che legge per piacere non rinuncerà mai all’esperienza tattile ed olfattiva del libro cartaceo. La minaccia reale e concreta al mondo dell’editoria e della cultura in generale è ben altra.
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
Romain Gary, La vita davanti a sé.
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