IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Gianpiero Distratis della Libreria La Porta Gialla Tivoli
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
La Porta Gialla è una libreria di proposta letteraria specializzata in poesia e letteratura, ma è anche una libreria di servizio: ordiniamo i libri che servono ai nostri clienti e cerchiamo di consegnarli nel minor tempo possibile o comunque in un tempo congruo alle esigenze degli stessi.
La Porta Gialla è anche un luogo di incontro e discussione: abbiamo un gruppo di lettura permanente che da anni ormai si ritrova ogni lunedì in libreria per parlare di libri, un gruppo capace di creare un’atmosfera libresca davvero contagiosa; organizziamo presentazioni di libri che abbiamo letto e ci hanno entusiasmato, e reading, laboratori di lettura espressiva per i grandi e di lettura creativa per i lettori più giovani, qualche volta passeggiate letterarie con la collaborazione di una guida del territorio, quest’anno addirittura un’escursione letteraria con gli amici del CAI.
Qualche mese prima dell’apertura, su una panchina in piazza Garibaldi qui a Tivoli, un’amica mi chiedeva di immaginare un corridoio su cui si aprissero porte di colore diverso; mi chiedeva di decidere quali porte aprire e di descrivere quello che “vedevo”; solo alla fine mi avrebbe rivelato che ogni colore aveva un significato: la porta gialla era la porta dell’amicizia e io aprendola avevo “visto” una stanza dalle pareti ricoperte di libri. Così, trovato il luogo e avendo già il nome e una visione precisa, il 10 settembre del 2014 apriva i battenti La Porta Gialla.
Oggi più che mai questa libreria mi rappresenta e rappresenta la mia idea di libreria: un luogo dinamico, quasi un organismo vivente, capace anche di cambiare giorno per giorno continuando a migliorare ed evolvere ma restando sempre fedele al nucleo centrale di sé: una scelta di buoni libri dalla letteratura di tutti i tempi.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
I lettori che frequentano con piacere e assiduità La Porta Gialla sono in genere lettori forti, caratterizzati da grande curiosità e apertura, ma che danno un peso specifico alle loro risorse (tempo, denaro e spazio) per cui sono molto oculati nella scelta dei libri che vogliono portarsi a casa, parlano volentieri con me e accettano (spesso chiedono apertamente) consigli e ne danno; sono lettori con cui si crea un bel rapporto umano, profondo e basato su un rispetto e una fiducia reciproci. Ma non mancano ovviamente anche i lettori cosiddetti occasionali e i curiosi che si perdono tra gli scaffali e ne riemergono a volte avendo trovato ciò che non sapevano di stare cercando e altre volte non avendo trovato nulla ma comunque contenti di esser passati e aver respirato un po’ della famosa “aria della libreria” (perlopiù odore di carta e legno).
Lettori si nasce o si diventa?
C’è chi nasce lettore e chi lo diventa. Io ho scoperto la lettura durante l’adolescenza e oggi è per me una funzione naturale, è come lo zen per un monaco zen, è come respirare, sono continuamente immerso nella lettura.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
Se da un lato sono diminuiti i lettori dall’altro sono aumentati i modi in cui ci si può procurare un libro così come aumentano a dismisura, continuamente, i libri pubblicati: si pubblica tantissimo, troppo. Tutto questo non può che incidere sul mestiere del libraio; oggi il libraio, secondo me, è una figura sotto assedio, vive costantemente immerso in una sfida: deve vendere libri perché di libri venduti vivono la maggior parte delle librerie dei librai (lo so, sembra scontato); ma deve anche fare delle scelte continue di assortimento sempre più complicate e sempre più velocemente; deve essere un comunicatore, deve dare l’esempio, deve contagiare alla lettura, deve organizzare laboratori rassegne incontri presentazioni, deve ascoltare le persone che passano in libreria, deve parlare con le persone, deve parlare, deve leggere ad alta voce, non è più tempo per i librai di leggere dentro di sé, deve leggere leggere leggere, deve creare continuamente, deve essere una bussola per i lettori nel mare delle pubblicazioni, deve radicarsi sul territorio, deve trascendere il territorio, deve essere il motore centrale della sua stessa libreria, la libreria deve essere un presidio del territorio e deve essere percepita come tale, il libraio deve combattere l’anaffettivismo di un certo tipo di comportamento di acquisto e deve riportare il libro al centro del campo di battaglia (la battaglia culturale). È una battaglia, ma forse lo è sempre stata e oggi ha solo cambiato intensità.
Suppongo esistano tanti modi di essere libraio. Io ho una laurea triennale in business management ma al momento decisivo ho optato per la scelta del cuore: ho aperto la mia libreria, una libreria indipendente cioè una libreria creata e gestita con risorse economiche, energie, scelte, idee e responsabilità esclusivamente mie; una libreria che mi rappresentasse innanzitutto come lettore e che mi permettesse attraverso la passione per i libri di sublimare il concetto di lavoro in una sorta di arte capace di attingere alla verità e alla bellezza (quantomeno alle mie versioni della verità e della bellezza). Questo è quello che, in ultima analisi, informa tutto quello che faccio nella mia libreria.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
Assolutamente sì, penso che si possa essere social continuando a essere lettori. I social hanno permesso a tanti lettori di condividere la loro passione esprimendo tra l’altro la propria personalissima creatività; in genere si tratta di lettori forti, veri appassionati e contagiosissimi. Penso che i social abbiano contribuito a rivitalizzare un po’ l’immagine del libro. Personalmente trovo che i libri sui social siano bellissimi, più belli dei piatti di pasta; più libri ovunque, si può fare, è bellissimo! Certo ci sarebbe il discorso su come si utilizza il mezzo, i social sono un mezzo potentissimo, ma è ovvio, si sa, e vale per tutti i campi della vita: la differenza la fanno le persone.
Al momento La Porta Gialla è attiva sia su Facebook che su Instagram; questi sono due canali di comunicazione attraverso i quali manteniamo i contatti sia con i lettori vicini sia con quelli più lontani; questi social consentono una comunicazione diretta e immediata, uno scambio continuo e paritario il cui fine ultimo non è la vendita ma lo scambio di idee, informazioni, opinioni, consigli; questo scambio mi interessa tantissimo sia come lettore che come libraio, tante volte defibrilla le mie letture con scoperte di libri che avrebbero potuto sfuggirmi. I social arricchiscono l’esperienza della libreria e la completano, questo penso.
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
In genere sono i libri da cui sono tratti film o serie tv a stupirmi di più e in alcuni casi addirittura a spiazzarmi: spesso infatti è sufficiente che ne sia annunciata la produzione perché il libro a cui si ispirano torni a vendere, magari dopo mesi o anni di totale oblio.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Davvero non saprei dire. Posso dire tre titoli italiani interessantissimi, che ho presentato qui in libreria e che spero continuino a vendere e a esser letti come meritano: Addio fantasmi di Nadia Terranova, L’uomo che trema di Andrea Pomella e Dove nasce il vento di Nicola Attadio. L’uomo che trema è un libro inteligentissimo e capace di toccare tante corde; Addio fantasmi è una lettura intensa e appagante; Dove nasce il vento ha una costruzione perfetta e racconta in maniera accattivante la strepitosa storia della strepitosa Nellie Bly. Ve li consiglio!
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
Ci sono certamente tanti ragazzi che leggono sempre meno, ma ci sono anche ragazzi che leggono tantissimo. Non sono molto propenso alle generalizzazioni, penso che valga lo stesso discorso che facciamo per gli adulti: ci sono tanti adulti che leggono sempre meno o che non leggono per niente; non siamo un Paese che legge tanto; perché dovrebbero farlo i ragazzi? Del resto non ci sono motivi per cui non dovrebbero. Non ci sono automatismi in questa questione, credo che bisognerebbe agire a tutto campo partendo dagli adulti, dalle famiglie e dalla scuola fino ad arrivare ai ragazzi ai quali porgere con cautela la lettura come una scoperta e un percorso personalissimo potenzialmente ricco di soddisfazioni. Bisogna riportare i libri nelle case, le case in cui non si trova neanche un libro mi fanno paura. Bisogna tornare a parlare di libri nella vita di tutti i giorni come si parla di ricette, di calcio o di politica. Ogni iniziativa può contribuire, tutti gli attori della filiera del libro possono contribuire, si tratta di un processo lento, una lenta contaminazione, ma bisogna agire perché i ragazzi sono gli adulti di domani e io domani vorrei avere intorno adulti umani, dotati di intelligenza, sensibilità e spirito critico.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Premesso che non mi interessano i consumatori di libri ma mi interessano i lettori, devo dire che la lettura digitale mi sembra una risorsa nella misura in cui chi legge un buon libro poi viene a comprarlo cartaceo. Per quanto io non sia un lettore in digitale e ritenga con certezza che il fascino del libro cartaceo non tramonterà mai, non posso biasimare chi fa uso della lettura digitale e la utilizza anche per barcamenarsi nel mare delle pubblicazioni. Mi ripeto ma lo riformulo: non si pubblicherà troppo?
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
Leggete Martin Eden di Jack London. Occorre fare i conti con la realtà che ci circonda ma questo non vuol dire che non si possa ancora aspirare all’amore, la bellezza e l’intelletto. Se avete già letto Martin Eden, allora leggete L’opera galleggiante di John Barth; se ne facessero un’edizione da taschino tipo fiaschetta da guerra, lo porterei sempre con me.
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