IL PASSAPAROLA DEI LIBRI HA INTERVISTATO Michaela Molinari della Libreria Popolare di Via Tadino Milano
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
La storia della nostra libreria parte da lontano. Nasce nel 1952 come Nuove Corsia dei Servi per volontà di David Turoldo, Camillo de Piaz e Mario Cuminetti presso il convento S. Carlo. Nel 1974, a causa delle sue posizioni ritenute eccessivamente progressiste, si sposta nell’attuale sede di via Tadino. Alla fine degli anni 80 il supporto dato dalla CISL ha dato alla nostra libreria un’impostazione legata alle tematiche del lavoro che poi, una volta conclusa la collaborazione, è stata abbandonata. Oggi siamo una libreria generalista in cui permane una profonda attenzione per tematiche sociali e progressiste. Abbiamo una vasta selezione sia di saggistica che di narrativa, attraverso la quale cerchiamo di valorizzare soprattutto case editrici piccole e indipendenti ma senza trascurare le scelte di qualità dei più importanti editori italiani. Inoltre cerchiamo di valorizzare la poesia con uno scaffale considerato tra i più riforniti della città. E infine abbiamo una piccola stanza dedicata ai libri per bambini e ragazzi, dove i più piccoli possono fermarsi e sfogliare con calma i libri prima di scegliere quale portare a casa.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
Abbiamo sia clienti fedeli negli anni, sia giovani clienti felici di scoprirci un po’ nascosti tra le vie di Porta Venezia. Cerchiamo infatti di essere un punto di riferimento per il quartiere, in cui accogliere i genitori che portano i figli all’uscita da scuola, gli universitari che cercano consigli per approfondire i loro studi, clienti più in là con gli anni a cui magari portiamo i libri a casa se hanno difficoltà ad uscire. Siamo però anche una libreria che si rivolge ai lettori di tutta la città, soprattutto quei lettori forti che nel nostro ampio settore di saggistica o sugli scaffali della poesia o tra i nostri selezionati editori indipendenti trovano spesso, a volte inaspettatamente, libri di loro interesse.
Lettori si nasce o si diventa?
Crediamo che esista un’attitudine personale alla lettura che però va coltivata e non frustrata. Siamo potenzialmente tutti lettori, magari non per forza tutti lettori forti. E’ importante però incontrare sulla nostra strada qualcuno capace di rafforzare la nostra curiosità e non di inibirla con imposizioni o rigidi criteri di selezione.
Essere librai nel 2020: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
Data la concorrenza di piattaforme di e-commerce e di grandi store, è stato importante negli ultimi anni rafforzare la nostra identità. Non possiamo competere con la loro fornitura sterminata, ma in cambio possiamo offrire una selezione mirata, la competenza di un libraio esperto, l’offerta di attività correlate come presentazioni, gruppi di lettura, offerte formative. Abbiamo poi un sistema capillare di ordini, per cui riusciamo in pochi giorni a far avere ai nostri clienti libri altrimenti difficilmente reperibili. Inoltre offriamo un servizio gratuito di consegne a domicilio a Milano, allargato anche al resto d’Italia in questo periodo di emergenza sanitaria.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
I social oggi rappresentano una grandissima opportunità per far conoscere le attività che si svolgono in libreria. Cerchiamo di utilizzarli come cassa di risonanza ma non vogliamo che l’esperienza online si sostituisca a quella reale. Difficilmente ad esempio organizziamo dirette: ci auspichiamo sempre che le persone vengano a trovarci di persona.
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come la Saga dei Cazalet o I leoni di Sicilia, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Un buon ufficio stampa può fare miracoli. Da noi i libri più venduti sono quelli che scegliamo con i nostri gruppi di lettura o quelli su cui decidiamo di puntare perché crediamo nel loro valore culturale: nelle nostre vetrine o di fianco alla cassa possono esserci libri non recenti, piccoli editori o autori sconosciuti. Però non bisogna neanche essere troppo elitari: anche un best seller può certamente essere un libro di qualità.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Dopo questa pandemia che inevitabilmente ci porterà a ripensare l’organizzazione della società, tutti cercheremo risposte dai grandi intellettuale della nostra epoca. Forse uno
dei libri da cui ripartiremo sarà “Come reincantare il mondo” di Serge Latouche, uscito da poco per Bollati Boringhieri.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alla lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
In base alla nostra esperienza, i bambini sono molto attratti dai libri ma poi perdono interesse sulla soglia dell’adolescenza. Crediamo che si debba investire di più sulla letteratura di quel difficile momento della vita, quando si cercano risposte da insegnati e genitori ma contemporaneamente ci si ribella alle loro indicazioni. Una casa piena di libri, l’individuazione di un angolo casalingo silenzioso e accogliente, insegnanti capaci di proporre bibliografie aggiornate e accattivanti, l’esempio dei famigliari: forse tutti questi fattori insieme possono creare l’habitat ideale per un futuro lettore.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Se dieci anni fa si temeva che l’ebook potesse far scomparire il libro cartaceo, oggi i numeri ci dicono che questo non è successo. Attualmente non temiamo sia una minaccia ma non riusciamo ancora a vedere come possa essere una risorsa per noi.
Consigliate tre libri, secondo voi imperdibili, ai nostri lettori, motivandone la scelta.
Ad esclusione dei classici, che sono tutti imperdibili, l’importanza di un libro è soggettiva rispetto al momento storico e alla fase della vita che si sta attraversando. Crediamo che ciò che non si debba perdere sia la curiosità ad esplorare anche ambiti e tematiche che ci siamo auto-preclusi. A volte ad esempio si pensa che la saggistica sia noiosa e ostica. Ma un piccolo compendio colto e leggero come “Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro” di Massimo Montanari (Laterza) può farci apprezzare la profondità della saggistica divulgativa.
Consigliamo poi di riavvicinarsi alla poesia, magari ripartendo dalla grande poetessa Amelia Rosselli che in queste settimane è oggetto di studi e ripubblicazioni, oppure esplorando i cataloghi delle tante piccole case editrici specifiche.
Infine, invitiamo anche chi è “vecchio e saggio” ad addentrarsi nel mondo della letteratura per ragazzi. Oltre alla citata Rundell, consigliamo di farsi guidare da “Un’idea di infanzia” di Nadia Terranova (Italo Svevo) per aprirsi alla piacevolezza di questo settore troppo spesso trascurato dagli adulti.
redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
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