Piera Carlomagno, giornalista, ha vinto il Premio Romiti al Caffeina Festival di Viterbo con il suo romanzo Una Favolosa Estate Di Morte, edito da Rizzoli; è la direttrice artistica del SalerNoir Festival, rassegna che ha già tagliato il traguardo della settima edizione. Il Passaparola dei Libri l’ha intervistata per i suoi lettori.
E’ certamente uno dei classici della narrativa e oggi si può dire che il romanzo giallo stia nuovamente attraversando un periodo di grande fortuna: come è cambiato il genere negli anni e quale potrebbe essere la sua prossima evoluzione, secondo lei?
Il romanzo giallo è complesso da ideare per una serie di caratteristiche ineludibili, come la necessità di mantenere alta la tensione o quella di spiegare prima o poi ogni particolare che abbia contribuito a crearla, però è facile da leggere perché ha una struttura fissa: il fatto delittuoso, l’indagine e la scoperta del colpevole, per questo piace anche ai lettori occasionali e c’è poi uno zoccolo duro di appassionati che leggono solo questo genere e che sono molto esperti ed estremamente critici; l’attrazione verso le storie criminali è sempre stata una realtà, fatta un po’ di morbosità e un po’ di bisogno di prenderne le distanze, ora le nuove tecniche investigative hanno di fatto aumentato la curiosità e in più la capacità del romanzo italiano di raccontare la Storia del Paese in chiave nera è un altro elemento che ne favorisce la diffusione. Il futuro è aprire ancora di più i cordoni della borsa: siamo ormai in grado di riconoscere l’aspetto criminale in tanti aspetti della vita e questi vanno raccontati.
Esistono, secondo lei, uno o più elementi che contraddistinguono la produzione narrativa del genere in ambito italiano al punto da rendere il “giallo italiano” immediatamente distinguibile anche nel panorama internazionale?
Credo sia proprio il racconto del territorio, un Paese in cui ogni regione ha qualcosa di suo da raccontare, permette di inventare personaggi diversi e storie originali. Il giallo siciliano è molto diverso da quello milanese, sia che si parli di grandi città o di metropoli, che di provincia o addirittura di vasti territori rurali.
Come la sua Viola Guarino, molte donne sono protagoniste della narrativa noir e “gialla” degli anni più recenti: si potrebbe parlare di “giallo al femminile” o non pensa che ci sia sostanziale differenza rispetto ai romanzi con protagonisti maschili?
Credo ci sia molta differenza, ma non la rimarcherei ricorrendo alla locuzione “giallo al femminile”, perché nel romanzo di genere pone le scrittrici in una posizione di inferiorità assolutamente non veritiera; nonostante l’inventrice del giallo classico sia stata una donna, l’evoluzione e l’interazione con l’hard boiled, ha determinato una maggioranza schiacciante di scrittori di sesso maschile e anche le storie e i personaggi hanno pagato un prezzo per questo: basti pensare che la donna noir è stata quasi sempre la vittima o una femme fatale ma Il motivo è semplicemente che dominava la minore conoscenza della vita vera delle donne.
Con l’aumento delle autrici, anche i personaggi femminili stanno crescendo, così anche le storie cambiano ma parlare di “giallo al femminile” significherebbe ancora pensare a storie sentimentali.
Le serie televisive riscontrano un notevole successo di pubblico: lei crede che la trasposizione televisiva dei romanzi gialli sia un fatto positivo?
Le serie televisive sono un prodotto rivolto a un pubblico diverso rispetto ai libri ma spesso la fortuna dei romanzi cambia, dopo la messa in onda delle storie in televisione e quasi sempre le vendite dei romanzi subiscono un’impennata.
Oggi, il ruolo delle reti sociali come Facebook o Instagram è un dato di fatto impossibile da ignorare, eppure in molti faticano ancora a legittimarlo in campi come quello dei libri e della lettura: secondo lei lettura e reti sociali possono convivere in modo sinergico o è fatale che si escludano a vicenda?
E’ indubbio che molto del tempo che prima era dedicato alla lettura oggi vada alla frequentazione delle piazze virtuali ma le reti sociali si sono comunque ritagliate un ruolo nella promozione della letteratura, e questo è un aspetto di certo positivo; le generazioni più mature cercano disciplina ed equilibrio e non riesco a immaginare cosa accadrà tra qualche anno.
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