IL PASSAPAOLA DEI LIBRI ha intervistato Barbara Da Forno della libreria Zabarella Padova
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
Mi chiamo Barbara Da Forno e sono la titolare della Libreria Zabarella, aperta nel 2014.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
Poiché la libreria è specializzata in editori indipendenti, presenti nella quasi totalità del loro catalogo, il lettore che frequenta la Zabarella ama l’editoria indipendente, conosce e segue i progetti degli editori, con i quali ha più o meno affinità, e si affida a loro: attende, quindi, con trepidazione, l’uscita del nuovo titolo ma è curioso anche verso ciò che trova per caso, in questo caso affidandosi, invece, a me.
Lettori si nasce o si diventa?
Credo piuttosto fermamente, ahimè, che lettori si nasca: se in famiglia si legge il bambino avrà sicuramente un rapporto naturale, spontaneo, con il libro; vedrà i genitori leggere e vedrà libri in casa.
Molto diverso è il caso del ragazzo che associa il libro solo all’obbligo scolastico senza avere altri esempi in famiglia: se la lettura è nella sua indole, potrà certo appassionarvisi e diventare lettore, forse anche più convinto di chi, invece, i libri li ha ereditati, ma sarà sicuramente un percorso più difficile; per questo sono fondamentali gli insegnanti e la passione che possono far emergere.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
La competizione è globale: una volta la libreria aveva un bacino d’utenza che corrispondeva al quartiere in cui si trovava, oggi ci si confronta con tutto il paese e non solo. questo comporta vantaggi (puoi vendere un libro ad un cliente che sta a 1000 km da te o ricevere la visita di un turista che viene appositamente a trovarti perché ti segue sui social o gli hanno parlato di te) ma anche un carico di stress maggiore perché ti misuri anche con chi ha mezzi economici totalmente diversi dai tuoi.
L’altro fattore pesante, che un tempo non c’era è, ovviamente, la concorrenza di un attore, scorretto, come Amazon (sconti selvaggi) o la GDO (che abbassa sempre più il livello della proposta, contribuendo a mortificare la passione del lettore, e che fa trovare il bestseller di turno accanto alle casse, per cui poi, che motivo ha di andare in libreria? spesso nel centro storico della città, dove non c’è parcheggio?)
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
I social contribuiscono a diffondere informazioni e a creare interesse attorno ai libri: siano i post degli editori, dei colleghi librai o dei lettori stessi che condividono recensioni o commenti: tutti contribuiscono all’affezione attorno al libro, con sicuro ritorno economico. Io personalmente cerco di pubblicare almeno un post al giorno.
I social sono uno strumento fondamentale per la mia attività: mi permettono di promuoverla ma anche di comprendere l’orientamento dei miei clienti, di capire se li sto soddisfacendo o se li sto deludendo e perdendo.
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Temo che questi casi siano dovuti alla loro affinità con le dinamiche da serie tv: la serialità crea curiosità, e l’adattamento televisivo ne aumenta a dismisura l’esposizione pubblicitaria.
Purtroppo credo che la qualità letteraria, in questi casi, non sia minimamente in questione – pur essendoci.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Sono totalmente estranea al fenomeno dei tormentoni, stento a comprenderne le dinamiche, non li tengo in libreria e, se ne ho, da me comunque non funzionano. Posso azzardare “M” di Scurati, Bompiani.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
A questa domanda ho risposto parzialmente sopra, parlando di lettori si nasce/si diventa.
Penso che librai, associazioni culturali ed editori stiano facendo davvero di tutto e di più per gestire questa responsabilità: iniziative nelle scuole, feste dedicate al libro, incontri con autori, letture animate…io personalmente ho anche sperimentato la lettura in modalità “pet teraphy”, cioè in presenza di un cane.
Ma penso anche che le famiglie abbiano delle grandi responsabilità: spesso vedo bambini incuriositi ad entrare in libreria, trascinati via da nonni o genitori…
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
La considero una risorsa, contribuisce comunque all’educazione e alla formazione di un lettore che sicuramente non si accontenterà dell’ebook. Il lettore di ebook, infatti, quantomeno in Italia, è un lettore forte.
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
L’arte ormai perduta del dolce far niente, Dany Laferrière, 66thand2nd
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