LE LEGGI DELLA FRONTIERA, di Javier Cercas
La frontiera citata nel titolo è il fiume Ter; esso attraversa la città di Gerona creando un confine ideale tra la zona delle baracche, con la sua miseria e gli abitanti impegnati nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, e il resto della città.
Tutto inizia in Spagna verso la fine degli anni ’70; le scorie del regime franchista avvelenano ancora la società e il fenomeno delle bande giovanili si sta rapidamente diffondendo. Zarco è un giovane delinquente, capo di una gang, che col passare degli anni un intreccio di eventi ha trasformato in celebrità; dopo vent’anni sulla sua vita si vuole scrivere l’ennesimo libro, ma stavolta chi è incaricato di farlo cerca la verità.
E quindi si fa raccontare Zarco dalle tre persone che, in modi diversi, lo hanno conosciuto meglio: il suo avvocato e antico complice, il direttore del carcere dove è stato a lungo richiuso e il poliziotto che lo ha incastrato.
Pensato come una lunga intervista ai tre interlocutori, questo libro (che racconta a sua volta la nascita di un libro) funziona alla grande. Ne vengono fuori figure credibili e complesse, in cui ci si può identificare, di volta in volta personaggi o persone, secondo quello che da loro ci si aspetta. Un’analisi della difficoltà ad essere se stessi quando quello che si è (o si crede di essere) appare insoddisfacente.
Ma anche una constatazione di quanto spesso le maschere rischino di fondersi in maniera irreversibile con i volti, sfigurandoli.
In sostanza, bello bello bello!
Recensione di Elena Gerla
Commenta per primo