LE LUPE DI SERNOVODOSK, di Irena Brežná (Keller)
Viene prima la guerra, o le parole per raccontarla? Quando le nubi di un conflitto armato si addensano su una terra, il linguaggio è già pronto ad afferrarle? Un vocabolo sbagliato può segnare la condanna di un intero popolo? Irena Brezná, scrittrice e giornalista, se lo domanda di continuo, e ci costringe a percorrere al suo fianco i sentieri impervi del dubbio in questi reportage unici dalla Cecenia, piccola patria nel Caucaso del nord da sempre emblema di oscure minacce e apocalittiche sventure, abitata da un minuscolo popolo montanaro che per tre secoli ha aspirato all’indipendenza, contro ogni realismo.
Con lei attraversiamo le due terribili guerre civili tra Mosca e Groznyj, scaturite dall’implosione dell’Unione Sovietica […] Al costo totale di almeno centosessantamila vittime. Fino alle soglie dell’oggi, col ritorno della Repubblica di fede islamica alla “matrigna” Russia, in una ‘pace’ senza scampo.” (L. Sgueglia)
Una cronaca lucida, intensa che come un pugno nello stomaco ti toglie il fiato e da cui scaturisce un dolore lacerante. L’occupazione violenta di un territorio, la Cecenia, lo sterminio, la deportazione, l’annichilimento di un popolo schiacciato da una guerra crudele, efferata condotta di casa in casa con ogni mezzo e con grande dispregio della vita e della dignità umana. La Russia non tollera il desiderio di autodeterminazione del popolo ceceno e mossa soltanto dalla sua ambizione colonialista non esita a mietere vittime: bambini, donne, uomini contro i quali usa armi chimiche, uranio, granate di ogni tipo.
Villaggi devastati da missili, terreni minati acque avvelenate. Semina morte, distruzione e desolazione e fa terra bruciata intorno ad un territorio e ad un popolo ricco solo di dignità tradizioni e di una propria cultura. La Russia che manovra, manipola la verità cerca complici locali per mescolare le carte e realizzare i propri scopi. Fino a quando nasce un governo fantoccio filorusso una dittatura che garantisce l’obbedienza del popolo al diktat russo, un popolo decimato ormai, piegato, senza volto, senza identità. Frattanto l’Occidente fa finta di non vedere, indifferente ad un nuovo genocidio ed a una nuova diaspora. I ceceni sfuggiti alle guerre vivono in esilio e con grandi difficoltà riescono a far conoscere la loro storia.
Un libro che avevo acquistato da tempo ma che ho letto soltanto ora alla luce degli eventi attuali. Un libro illuminante che può farci comprendere quali siano le ambizioni di Putin invadendo l’Ucraina.
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